Un batterio della flora intestinale come terapia contro la sclerosi multipla. È questo il risultato di uno studio condotto da due università americane, quella dell’Iowa e la Mayo Clinic. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica Cell Reports.
La nuova ricerca conferma studi precedenti
Già nelle scorse settimane uno studio italiano condotto dall’IRCCS San Raffaele di Milano aveva scoperto un legame tra l’anomalia della flora batterica intestinale, l’attività del sistema immunitario e l’andamento della sclerosi multipla.
Nei pazienti la flora batterica è alterata
Lo studio si concentrava sui pazienti colpiti da sclerosi multipla recidivante-remittente, la forma che alterna crisi e recuperi. Durante le fasi che precedono la riattivazione della malattia si osserva un’alterazione del microbiota.
L’era dei farma-microbi
Sempre più la medicina si sta spostando verso l’era dei “farma-microbi”. Si tratta di microrganismi usati come farmaci per curare diverse malattie, dall’autismo al Parkinson. Del resto sono ormai molte le evidenze sperimentali che dimostrano come i batteri che compongono la flora intestinale siano cruciali non solo per la salute del tratto digerente ma anche di tutto il resto dell’organismo.
Cos’è il brug?
Joseph Murray, primo autore dello studio, ha coniato il farmaco “brug” dall’unione di “bug“, microbo, e “drug“, farmaco. «Stiamo entrando in una nuova era della medicina – afferma Murray – in cui useremo i microbi come farmaci per curare malattie».
Il batterio protagonista di questo studio si chiama Prevotella histicola. I ricercatori lo hanno isolato da campioni di flora intestinale prelevati dall’intestino di persone sane e lo hanno iniettato in modelli animali di sclerosi multipla.
Risultati promettenti
Grazie a questa nuova terapia è diminuita la concentrazione di due proteine che causano infiammazione ed è aumentata la concentrazione di cellule che contrastano la malattia, cellule immunitarie come i linfociti T, cellule dendritiche e un tipo di macrofago. Gli esperti ritengono che questi risultati siano il punto di partenza per testare il batterio su pazienti con sclerosi multipla.
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