Da una parte la sopravvivenza a cinque anni superiore al 90%, dall’altra effetti collaterali come la fragilità ossea. Sono le due facce della stessa medaglia, quella delle terapie ormonali coadiuvanti, strumenti preziosissimi per tutte le donne che hanno avuto un tumore al seno (seguono queste cure 8 pazienti su 10), ma che devono essere abbinate a trattamenti specifici e a uno stile di vita specifico, alimentazione in primis, per proteggersi dal rischio fratture. Secondo un’indagine di Europa Donna, però, quasi tutte le donne intervistate ne sono consapevoli (97%), ma poco più della metà riceve queste cure compensative e delle indicazioni sulla dieta da seguire.
La quarta edizione di “Ora pOSSO, le donne con tumore al seno contro la fragilità ossea”, nata su iniziativa di Amgen, Europa Donna Italia e Firmo, quest’anno richiama proprio l’attenzione sull’alimentazione. La pagina Facebook di EuropaDonnaItalia ospiterà un calendario mensile di dirette per approfondire i vari temi con gli specialisti. Mentre sul sito dedicato ossafragili.it/oraposso è possibile trovare programmi specifici di attività fisica e a settembre sarà disponibile un booklet con alcune informazioni pratiche per una dieta bilanciata.
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Terapie ormonali: l’effetto sulle ossa
Le terapie ormonali adiuvanti hanno effetto diretto sull’azione degli estrogeni. A livello scheletrico la riduzione repentina di questi ormoni espone le pazienti a un’alterazione della qualità ossea e a un maggiore riassorbimento osseo. Con aumento del rischio di fratture da fragilità anche per traumi minori. È per questo importante intervenire in maniera tempestiva con terapie in grado di ridurre fino al 50% il rischio di fratture da fragilità. «L’avambraccio è statisticamente quello che ne fa maggiormente le spese. Ma tutte le ossa diventano più fragili» fa sapere Maria Luisa Brandi, presidente dell’Osservatorio fratture da fragilità (Off). «Quando una donna deve seguire una terapia ormonale adiuvante cronica per almeno cinque anni, e in alcuni casi può arrivare a dieci, è indispensabile che venga anche impostata una terapia antiriassorbitiva in grado di prevenire le fratture nel momento stesso dell’inizio della terapia ormonale».
Salvarsi le ossa con i farmaci
Questi farmaci contrastano il riassorbimento osseo collegato al blocco degli estrogeni. «I primi a essere stati rimborsati per queste pazienti sono gli aminobifosfonati. Sono somministrabili per via orale oppure endovenosa con una frequenza che può variare da una volta la settimana a una volta l’anno, a seconda del farmaco utilizzato per la terapia ormonale adiuvante» continua l’esperta. «Oggi abbiamo anche a disposizione un anticorpo monoclonale che blocca il riassorbimento osseo molto potentemente. Viene somministrato per via sottocutanea una volta ogni sei mesi. Di facile uso e con l’ulteriore vantaggio di non dare effetti collaterali a livello gastro-esofageo, è l’unico ad aver dimostrato di poter ridurre il rischio di fratture dal 50 al 70% (una percentuale davvero alta)».
Salvarsi le ossa con lo stile di vita
Accanto alla terapia antiriassorbitiva, però, è basilare anche lo stile di vita, fatto di alimentazione bilanziata e attività fisica. Sempre secondo l’indagine Europa Donna, l’87% delle pazienti sa che la nutrizione può essere un prezioso alleato per la salute delle ossa e il 97% è consapevole dell’importanza di calcio e vitamina D. Eppure solo il 58% segue una dieta mirata dopo la diagnosi di tumore.
«A partire dai 25 anni l’alimentazione è sempre importante per la salute delle ossa delle donne. E lo diventa ancora di più per le pazienti con tumore al seno in terapia ormonale adiuvante che hanno un aumentato fabbisogno di calcio. Da 800 mg a 1.200 mg al giorno. Combinare agli integratori un’alimentazione mirata diventa una necessità assoluta» spiega Lucilla Titta, nutrizionista, coordinatrice del progetto SmartFood, programma di ricerca in Scienze della nutrizione promosso dall’Istituto europeo di oncologia. Pera la supplementazione di vitamina D, invece, si suggeriscono 1.000 unità al giorno per donne in menopausa o in età avanzata. In quantità invece inferiore (a discrezione dello specialista) per donne più giovani, non ancora in menopausa.
Fonti di calcio
«Quando si pensa al calcio, la prima cosa che viene mente sono i latticini. Non è sbagliato, perché sono in effetti ricchi di questo minerale, ma devono essere inseriti nella dieta senza eccessi. Le dosi raccomandate prevedono 2-3 porzioni al giorno di latte e/o yogurt da 125 ml (pari a 1 vasetto di yogurt, mentre 1 bicchiere di latte equivale a 250 ml). Mentre il formaggio va consumato 2-3 volte la settimana in porzioni da 100-120 g, preferendo quello fresco allo stagionato» specifica la nutrizionista.
«L’importante è non considerare i latticini come l’unica fonte possibile di calcio, che infatti è contenuto in abbondanza anche in tanti alimenti vegetali. Un piatto di cavolo nero arriva ad assicurare ben 1.000 mg di questo prezioso minerale. Ma ne sono ricchi anche i semi di sesamo (3 cucchiai, pari a circa 30 g, arrivano quasi a 300 mg), i fagioli di soia (una porzione da 50 g assicura 130 mg), le mandorle e i fichi secchi.
Fonti di vitamina D
«Per fare scorta di vitamina D la prima mossa vincente sta invece nel consumare dalle 3 alle 5 volte la settimana il pesce. In particolare spigola, sgombro, triglie e alici (una porzione da 10 alici assicura anche 200 mg di calcio). Anche le uova ne sono molto ricche: un singolo uovo contiene 1/15 del fabbisogno giornaliero di vitamina D. La stessa quantità che viene assicurata da una manciata di funghi giapponesi Shiitake».
Cibi da evitare
Quali alimenti sono invece da evitare perché nemici della salute delle ossa e capaci di interferire negativamente con le terapie contro il tumore al seno? «L’alcol è il nemico numero uno. Incide negativamente tanto sulla salute delle ossa quanto a livello oncologico. Vanno poi consumati con estrema moderazione tutti gli alimenti molto dolci, molto salati o molto grassi. E soprattutto bisogna fare attenzione al sale. Un suo consumo eccessivo non solo aumenta il rischio cardiovascolare, già incrementato dalle terapie ormonali adiuvanti, ma contribuisce anche alla decalcificazione delle ossa.
Si può comunque cercare di ridurne la quantità assunta preferendo gli alimenti freschi a quelli conservati e limitando il più possibile il consumo di pizza e prodotti da forno. Inoltre, è bene evitare di salare l’insalata o altri contorni, specie se accompagnano un alimento (come, per esempio, il pesce) che è già salato di suo. E sempre nella logica di limitare l’assunzione di sale vanno preferiti i formaggi freschi a quelli stagionati. Si assicura lo stesso il calcio alle ossa» conclude l’esperta, «ma senza rischiare un eccesso di sale».