La comunità scientifica lo ripete come un mantra. Attenzione al colesterolo in eccesso perché, depositandosi all’interno delle arterie, a lungo andare può favorire l’insorgenza di patologie cardiovascolari e neurologiche. Come infarti e ictus. Tuttavia, sebbene queste indicazioni rimangano sempre validissime, è necessario assicurarsi che i livelli di questa molecola lipidica non siano troppo bassi. Uno studio realizzato dall’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino e dall’Università degli Studi di Genova, in collaborazione con l’Università degli Studi di Catania, ha infatti dimostrato che avere il colesterolo troppo basso, molto sotto rispetto alla soglia dei 200 mg/dl, si associa a una maggiore probabilità di sviluppare comportamenti suicidari. Soprattutto in persone che, a causa di una diagnosi di disturbo bipolare, sono già a rischio.
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Lo studio italiano
I ricercatori hanno coinvolto 632 individui. 432 di loro avevano già tentato il suicidio in passato mentre i restanti 200 non avevano mai avuto esperienze di questo tipo. Ai volontari sono stati misurati alcuni parametri clinici, come i livelli di colesterolo, trigliceridi e proteina C reattiva plasmatica, che indica la presenza di infiammazione nell’organismo.
«Dai dati raccolti è emerso che chi presentava valori tra 150 e 180 mg/dl di colesterolo totale manifestava maggiormente istinti suicidi, specialmente se c’erano anche una diagnosi accertata di disturbo bipolare e livelli più alti di proteina C reattiva nel sangue» commenta Mario Amore, coordinatore dell’indagine e professore di Psichiatria all’Università di Genova. Stando ai risultati, inoltre, i tentativi suicidari si associavano anche a valori inferiori di colesterolo “cattivo” e “buono” e di trigliceridi totali. Un profilo quindi in cui c’è uno squilibrio verso il basso di tutte le componenti lipidiche.
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Colesterolo basso e rischio suicidio: quale relazione?
Ma come mai le persone con livelli di colesterolo totale troppo bassi hanno maggiori probabilità di tentare un gesto estremo? «Sappiamo che valori troppo bassi possono favorire l’infiammazione a livello del sistema nervoso centrale. E alterare, quindi, il sistema di trasmissione della serotonina, un neurotrasmettitore fondamentale per il controllo dell’aggressività e dell’impulsività» interviene Maurizio Pompili, professore di Psichiatria alla Sapienza Università e Responsabile del Servizio per la Prevenzione del Suicidio del Sant’Andrea di Roma.
«Il colesterolo è infatti cruciale per la stabilità delle membrane cellulari. Se non è presente in quantità sufficienti la superficie delle cellule cerebrali risulta alterata nella sua micro-viscosità. Questo modifica di conseguenza anche la capacità di rispondere alla serotonina, riducendone gli effetti e portando così a una minore soppressione di istinti impulsivi e violenti come i tentativi di suicidio».
Come si può intervenire
«Questi dati aiutano a capire meglio la neurobiologia che sottintende ai tentativi di suicidio e potrebbero essere utili in chiave prevenzione» continua Pompili. «Il colesterolo basso, in soggetti ad alto rischio di suicidio perché ad esempio affetti da un disturbo bipolare, potrebbe diventare un elemento da correggere per ridurre il pericolo di un gesto estremo».
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