Riscaldatori di tabacco ed e-cig non sono sinonimi. Sono entrambi dispositivi elettronici, ma i primi (chiamati anche sigarette che non bruciano) contengono tabacco e una piccola sigaretta viene riscaldata ad alta temperatura. Non così alta come nella sigaretta normale (che arriva a 900 gradi), ma comunque a temperature che raggiungono i 350 gradi. Il vapore che nasce da questo surriscaldamento contiene nicotina e altre sostanze chimiche presenti anche nelle sigarette tradizionali. Le e-cig, invece, contengono una quantità variabile di nicotina all’interno di una miscela composta da acqua, glicole propilenico, glicerolo ed altre sostanze, tra cui gli aromatizzanti. Alcuni modelli di sigaretta elettronica possono anche non contenere nicotina, ma solo vapore aromatizzato.
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Alternative utili o dannose?
Da quando sono presenti sul mercato, entrambe le alternative al fumo tradizionale, hanno destato pareri discordanti. Molti medici sostengono siano strade utili per chi vuole smettere di fumare, pur sapendo che non sono dispositivi del tutto salutari. Altri, invece, guardano con scetticismo persino al loro utilizzo come mezzo per abbandonare le bionde.
Lo studio sui riscaldatori di tabacco
Per questo, svariati studi negli ultimi anni stanno cercando di capire l’effetto dell’e-cig e dei riscaldatori di tabacco sulla salute delle persone. Uno degli ultimi sulle sigarette a tabacco riscaldato è stato presentato al ventesimo congresso nazionale della Società Italiana di Tossicologia (Sitox) e non porta buone notizie. La ricerca è stata effettuata all’Università di Bologna in vivo, su due gruppi di topi. Quelli che sono rimasti esposti al vapore del riscaldatore di tabacco per un mese hanno mostrato alterazioni dell’epitelio della trachea e del parenchima polmonare rispetto al gruppo che non ha avuto contatti con i fumi. Le lesioni rilevate nei topi, dicono i ricercatori, sono del tutto simili a quelle che si osservano in seguito all’esposizione al fumo di sigaretta.
Riscaldatori di tabacco: effetti sulla salute
Numerosi gli effetti negativi osservati. «Al microscopio elettronico abbiamo osservato vaste aree dell’epitelio della trachea danneggiate. Mentre nel polmone abbiamo trovato fattori pro-infiammatori, oltre che alveoli collassati e degenerazione del tessuto polmonare» ha dichiarato Fabio Vivarelli, uno dei ricercatori coinvolti nello studio. Inoltre, sono stati effettuati dei test di mutagenesi, con esito positivo: le cellule più danneggiate andavano incontro a mutazione. Anche le analisi effettuate sul fegato hanno rivelato dettagli interessanti. «Nel fegato dei ratti esposti ai prodotti del riscaldamento del tabacco», ha spiegato un’altra ricercatrice, Silvia Granata, «aumentano i marker dell’ossidazione e soprattutto gli enzimi coinvolti nel metabolismo delle sostanze tossiche, così come dei farmaci assunti, con ripercussioni di vario genere».
Un’alternativa per i fumatori incalliti?
Gli esperti si sono chiesti se i riscaldatori di tabacco possono rappresentare delle alternative almeno per quella popolazione di fumatori incalliti che non hanno alcuna volontà di smettere. Ad esempio, per chi fuma due-quattro pacchetti al giorno, dato che riducono la concentrazione delle maggiori sostanze tossiche presenti nel fumo di sigaretta. La risposta, però, è negativa. «Minore concentrazione di sostanze cancerogene non significa maggiore sicurezza. Tanto più che per molte sostanze cancerogene non c’è un valore soglia» ha affermato Vivarelli.
«Per ora e fino a che non avremo dati più solidi, come raccomanda anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità, non possiamo considerare i dispositivi a riscaldamento del tabacco o sigarette elettroniche un metodo terapeutico per smettere di fumare. Molto meglio affidarsi ai metodi tradizionali».
Tuttavia, la pubblicità di questi strumenti, la facilità di accesso e il design genera interesse nelle persone. Soprattutto nei giovani, che nonostante tutto la percepiscono ancora come un’alternativa al fumo più sicura e innocua.