Sono malattie congenite rare, e proprio per questo difficili da riconoscere. Eppure, la tempestività nella diagnosi è (sarebbe) decisiva per ridurre i danni e riportare la situazione alla normalità, o a livelli accettabili. Stiamo parlando delle craniostenosi, cioè di malformazioni delle ossa del cranio, a volte già durante lo sviluppo fetale, che possono provocare conseguenze anche gravi nel neonato, come ipertensione endocranica, deficit neurologici (visivi, uditivi), sviluppo anomalo della testa.
Alla diagnosi precoce di questa patologia è dedicato un corso di aggiornamento, con i migliori specialisti italiani, al Museo nazionale della scienza e della tecnologia di Milano, dal 2 al 4 marzo. Il corso è organizzato dalla Fondazione Pierfranco e Luisa Mariani, in collaborazione con l’Istituto neurologico Carlo Besta del capoluogo lombardo e il Policlinico Gemelli di Roma.
«Non è facile, spesso, per i pediatri distinguere una craniostenosi dalle numerose altre anomalie morfologiche del cranio, che possono essere semplici deformità da parto (del tutto reversibili), o deformazioni da posizione», spiega Laura Grazia Valentini (puoi chiederle un consulto), neurochirurgo dell’Istituto Besta. «Un’insufficiente conoscenza di queste condizioni patologiche si traduce in ritardi di diagnosi, che possono pregiudicare significativamente lo sviluppo neurocognitivo, o in un eccessivo ricorso agli esami strumentali neuroradiologici».
Esami genetici sempre più sofisticati permettono, ormai, di identificare con precisione la malattia, anche nelle sue forme più complesse. Contemporaneamente si sono raffinate negli ultimi anni le tecniche chirurgiche, e anche quelle anestesiologiche per i neonati, migliorando in modo sostanziale i risultati del trattamento in sala operatoria.
Paolo Rossi Castelli – OK La salute prima di tutto
Ultimo aggiornamento: 1 marzo 2011