La rettilineizzazione del rachide cervicale (o perdita della fisiologica lordosi cervicale) è un evento molto comune. Non si tratta di una patologia in sé ma è espressione di una contrattura anomala del muscolo lungo del collo. Tale condizione può portare, a sua volta, a un incremento di attività del muscolo trapezio. La conseguenza è un sovraccarico funzionale sulle strutture articolari a cui, spesso, si associa un’eccessiva sollecitazione del muscolo sternocleiodomastoideo e degli scaleni. Ma come mai si verifica questo disturbo e in che modo si può curare? Ci risponde Luigia Brugliera, primario dell’Unità di Riabilitazione Specialistica Motoria dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.
In questo articolo
Quali sono le cause della rettilineizzazione del rachide cervicale?
L’eziologia è multifattoriale. Può essere causata da:
- una condizione ereditaria,
- lesioni e/o traumi esterni (per esempio, colpo di frusta),
- un’eccessiva tensione o contrazione dei muscoli del collo.
- Anche osteoporosi (spesso presente nel tratto cervicale),
- obesità (che crea sovraccarico e tensione).
- Tuttavia, nella maggior parte dei casi, la causa è riconducibile a una postura scorretta mantenuta nel tempo.
E c’è una componente fisiologica nel decadimento e nella trasformazione del rachide cervicale. L’uomo è soggetto costantemente alla forza di gravità che agisce dall’alto verso il basso e che quindi genera una modificazione del corpo.
Quali sono i sintomi della rettilineizzazione del rachide cervicale?
Il sintomo più frequente è la cervicalgia. Generalmente i pazienti lamentano un senso di rigidità muscolare associato a limitazione funzionale in tutte le direzioni di movimento. Altri sintomi caratteristici sono la cefalea muscolotensiva, la nausea e le vertigini. Possono verificarsi discopatie e compressione delle radici nervose con conseguente irradiazione della sintomatologia dolorosa al braccio che determina la classica cervicobrachialgia. Inoltre, la rettilineizzazione del tratto cervicale può portare, in breve tempo, a un disallineamento totale di tutta la colonna vertebrale e non solo, portando dolore in distretti anche lontani, fino agli organi interni.
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Come si diagnostica?
Lo specialista (ortopedico o fisiatra) valuta il caso tramite un’accurata raccolta anamnestica e la prescrizione di esami diagnostici, di primo livello, come la radiografia del rachide cervicale. Se necessario, si passa a esami di secondo livello, come la risonanza magnetica, per approfondire il quadro clinico. Qualora fosse presente una sospetta sintomatologia da interessamento radicolare sarà opportuno richiedere un’elettromiografia degli arti superiori.
Come si cura?
Un certo numero di terapie, in particolare quelle fisioterapiche e osteopatiche, hanno come obiettivo il ripristino della lordosi cervicale. Tecniche combinate di trazioni cervicali, ginnastica posturale, manipolazioni vertebrali e trattamenti fasciali possono aiutare a ripristinare un corretto posizionamento del rachide cervicale, aumentandone la mobilità e riducendone i sovraccarichi con un calo importante della sintomatologia.
Le terapie fisiche
Anche le terapie fisiche rientrano tra le strategie di trattamento: tra queste, la tecarterapia, che fornisce ossigenazione ai tessuti e richiama elettroliti nella zona di dolore. Spesso il miglior effetto terapeutico si ha in associazione ad altre terapie come il Laser Yag ad alta potenza. La terapia farmacologica agisce sul sintomo e non sulla causa, quindi dovrebbe essere usata solo per ridurre il dolore quando diventa di grado moderato-severo. Su indicazione dello specialista si può ricorrere nella fase acuta di dolore agli antinfiammatori non steroidei (Fans) e ai corticosteroidi. Anche la somministrazione di farmaci ad azione miorilassante risulta utile per ottenere un’azione decontratturante.
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