Un intervento lungo quasi undici ore, eseguito dall’équipe diretta dal dottor Marco Codenotti, responsabile del servizio di Chirurgia vitreoretinica dell’Ospedale. Con lui anche il dottor Antonio Giordano Resti, responsabile del servizio di Chirurgia oftalmoplastica.
L’operazione è avvenuta lo scorso 20 gennaio. La paziente, una donna di 50 anni, è affetta sin dalla giovane età da retinite pigmentosa. Si tratta di una malattia genetica dell’occhio che provoca la graduale riduzione della vista. I primi sintomi sono iniziati durante l’adolescenza e in seguito la visione si è gradualmente ridotta fino a esaurirsi totalmente.
Il team ha inserito il microchip al di sotto della retina della donna, mentre il circuito di collegamento che lo unisce all’amplificatore del segnale elettrico è stato posizionato dietro all’orecchio, nella regione retroauricolare, sotto la pelle.
Attualmente questo nuovo modello di protesi sottoretinica è stato impiantato solo in pochissimi pazienti ed esclusivamente in due centri europei.
La retina artificiale
Il microchip, denominato Alpha AMS, è prodotto dalla compagnia tedesca Retina Implant. Tale dispositivo, destinato a persone che hanno perso la vista durante l’età adulta a causa di gravi malattie genetiche della retina, come la retinite pigmentosa, può ripristinare la percezione della luce e delle sagome di alcuni oggetti e/o persone circostanti. Si tratta del sistema di visione artificiale in assoluto più evoluto al mondo, che può restituire una visione indipendente da supporti esterni (come telecamere o occhiali).
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