Qualche anno fa vi avevamo raccontato di un bambino che, a Roma, venne abbandonato in ospedale dopo essere stato partorito. Una volta scoperto che il figlio era affetto da acondroplasia, la forma più comune di displasia scheletrica che comporta la bassa e sproporzionata statura delle persone che ne sono affette (e che comunemente viene chiamata “nanismo”), la donna aveva scelto di non riconoscere il neonato, lasciandolo nella struttura del parto, avvenuto nell’anonimato, proprio come prevede l’articolo 30 del DPR 396/2000.
La domanda che in molti si posero, soprattutto tra i genitori con bimbi affetti da acondroplasia, era se questa donna avesse ricevuto tutte le informazioni necessarie prima di prendere quella decisione, certamente drammatica. Come confermato da diverse associazioni, infatti, tanti mamme e papà non vengono adeguatamente informati su questa patologia congenita, la cui Giornata Mondiale si celebra il 25 ottobre, che colpisce in media circa un bambino su 25.000. Se ne parla troppo poco e se ne scrive ancora meno. Tuttavia è più che mai necessario sensibilizzare la popolazione, anche perché l’AIFA ha appena autorizzato l’immissione in commercio sul territorio nazionale di Vosoritide, il primo – e al momento unico – medicinale approvato in Europa per il trattamento dei bambini con acondroplasia.
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In Italia arriva Vosoritide, primo e unico farmaco per l’acondroplasia
«Per la prima volta nel nostro Paese sarà possibile proporre un’opzione terapeutica farmacologica mirata», spiega Maria Francesca Bedeschi, medico genetista presso l’UOSD di Genetica Medica Fondazione IRRCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e professore della Scuola di specializzazione in Genetica Medica e in Ortognatodonzia all’ Università degli Studi di Milano. «Ad oggi l’unica opzione non farmacologica di trattamento era l’intervento chirurgico. L’allungamento degli arti per aumentare sia la statura sia l’ampiezza di movimento è una procedura che richiede un grosso impegno, un significativo dispendio in termini di tempo e spostamenti e, anche psicologicamente, comporta non poche difficoltà. Poter quindi disporre anche in Italia di una terapia farmacologica in grado di offrire un miglioramento nella velocità di crescita dei bambini colpiti da acondroplasia è senza dubbio una buona notizia», continua la specialista.
Vosoritide promuove la formazione ossea
Si stima che in Italia siano presenti circa 321 pazienti con acondroplasia tra i 2 e i 18 anni di età. «Questa condropatia è causata da una mutazione del gene che codifica il recettore FGFR3, provocando l’invio continuo di segnali di rallentamento della crescita delle ossa da parte delle cellule della cartilagine, dette condrociti. Dal momento che i recettori FGFR3 “alterati” sono sempre iperattivi, i segnali di rallentamento della crescita ossea prevalgono sui segnali di crescita ossea», prosegue Bedeschi. «Pertanto, le cellule della cartilagine non riescono ad allinearsi per formare nuovo tessuto osseo, compromettendo la crescita delle ossa». Chi ha questa patologia presenta una copia alterata del gene coinvolto, che può essere stata trasmessa da uno dei genitori colpito dalla stessa condizione, o può essere frutto di una nuova mutazione al momento del concepimento. Questo si verifica in circa 80% dei casi.
Un’unica iniezione sottocute al giorno per bimbi di almeno 2 anni
«Vosoritide prende di mira direttamente la fisiopatologia sottostante dell’acondroplasia inibendo l’azione del recettore del fattore di crescita dei fibroblasti 3 (FGFR3) e, di conseguenza, promuovendo la formazione ossea endocondrale. L’opzione terapeutica sviluppata da BioMarin può essere somministrata, sotto forma di un’unica iniezione sottocute al giorno e previa conferma della diagnosi dopo appropriati test genetici, a bambini di almeno 2 anni le cui epifisi, cioè l’estremità tondeggiante delle ossa lunghe, non siano chiuse», fa sapere la professoressa. Nel nostro Paese la rimborsabilità di questo farmaco è prevista per la fascia d’età che va da 5 a 14 anni.
I dati degli studi sul farmaco per l’acondroplasia
«Far progredire la cura della displasia scheletrica è da tempo un nostro impegno e questa è l’opzione terapeutica più ampiamente studiata per l’acondroplasia, con oltre un decennio di ricerca e sviluppo», commenta Maria Tommasi, BioMarin Medical Director Italy. «Nello studio globale di fase 3, i 60 bambini che hanno ricevuto iniezioni giornaliere di Vosoritide 15 μg/kg sono cresciuti in media di 1,57 cm di altezza all’anno in più rispetto ai bambini che hanno ricevuto il placebo e l’aumento della crescita osservato si è verificato proporzionalmente sia nella colonna vertebrale che negli arti inferiori. Inoltre, i bambini nello studio di estensione di fase 3 hanno mantenuto un aumento della velocità di crescita annuale (AGV) durante il secondo anno di trattamento continuo con il farmaco. E non è stata osservata alcuna accelerazione dell’età ossea, suggerendo che questo non ha ridotto la durata totale del periodo di crescita», conclude la dottoressa.
La diagnosi si può fare prima della nascita?
In ambito farmacologico, dunque, sono stati fatti passi da gigante, come dimostrano i dati emersi dagli studi condotti. Ma a che punto siamo a livello diagnostico? È possibile individuarla già durante la gestazione? «In caso di familiarità negativa l’acondroplasia può potenzialmente essere diagnosticata in gravidanza, anche se in genere a gravidanza avanzata», fa sapere la genetista. «Questo perché generalmente la brevità del femore e della macrocefalia si evidenzia al terzo trimestre di gravidanza. Si parla in questo caso di “diagnosi inaspettata”. Nel caso in cui, invece, uno dei due genitori ne sia affetto, nel quale il rischio di trasmissione al figlio è del 50% , è possibile fare una diagnosi prenatale precoce mediante indagini specifiche».
Come si manifesta l’acondroplasia?
Si tende a riferirsi all’acondroplasia con il termine “nanismo” perché chi ne è affetto ha solitamente «un tronco di dimensioni nella media ma gli arti più corti rispetto alle tipiche proporzioni del corpo, ma anche una testa grande, una fronte prominente e l’ipoplasia mascellare», dice Bedeschi. «Le complicanze mediche più frequenti in età pediatrica sono la compressione del forame magno (un foro che si apre nella superficie inferiore della base del cranio e che mette in comunicazione la cavità cranica con il canale vertebrale, che in caso di restringimento può determinare una compressione del cervello o midollo spinale), le crisi di apnee durante il sonno, otiti ricorrenti, disturbi legati alla presenza di ginocchio varo o valgo, ipercifosi spinale e iperlordosi lombare. Nell’età adolescenziale e adulta le più classiche problematiche sono disturbi neurologici tipo parestesie (ridotta sensibilità agli arti) causate da compressione del midollo spinale per restringimento del canale spinale e l’obesità».
Purtroppo sono molti i piccoli che rifiutano l’idea di un’iniezione quotidiana, come anche di un intervento chirurgico di allungamento. «È importante, però, tenere duro perché le difficoltà si possono e si devono superare: quando i ragazzi con acondroplasia entrano nella prima adolescenza non li vediamo più. Ma non solo perché è finita l’epoca delle complicanze. Spariscono dalla nostra vista perché sono felici», conclude la specialista.