Durante una cura antibiotica, se abbiamo avuto un po’ di diarrea oppure se non ci sentiamo la pancia tanto “in ordine”, ci rechiamo al supermercato o in farmacia alla ricerca di fermenti lattici.
Cosa troviamo in commercio?
La scelta è ampia: possiamo optare per un latte fermentato, in flacone o in vasetto (ricordatevi, non tutti gli yogurt sono probiotici: per esserlo devono contenere batteri vivi!), un integratore alimentare oppure un prodotto da banco acquistabile senza ricetta.
Qual è la differenza?
In teoria nessuna: possono contenere gli stessi batteri e agli stessi dosaggi, sta a noi individuarli leggendo bene l’etichetta o affidandoci al consiglio del farmacista. Ciò che conta di più, infatti, è il tipo di microrganismo contenuto e il dosaggio. I fermenti lattici, infatti, non sono tutti uguali.
Lo studio sui probiotici
Come ci spiega nella videointervista Mariangela Rondanelli, professore Associato Università Studi di Pavia e coordinatore Scuola specializzazione Scienza dell’Alimentazione, uno studio condotto dal dipartimento di Scienze per gli Alimenti, la Nutrizione e l’Ambiente dell’Università degli Studi di Milano ha rilevato l’efficacia dei prodotti multiceppo (a base di Lactobacilli e Bifidobacilli) con una formulazione da 70 miliardi di batteri.
I ricercatori hanno scoperto che prodotti con queste caratteristiche hanno maggior successo nell’arrivo a destinazione, lo fanno in minor tempo, persistono maggiormente nel tratto intestinale e con un numero maggiore di cellule batteriche vive.
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