Quali sono gli effetti della pressione alta sul cervello? A questa domanda ha cercato di rispondere una ricerca internazionale che ha visto la collaborazione dell’IRCCS Neuromed di Pozzilli con le Università di Edimbugo e di Cracovia. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica European Heart Journal, redatto dagli esperti della società europea di cardiologia.
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Ipertensione tra i fattori di rischio più diffusi nel nostro Paese
Solo in Italia 15 milioni di persone soffrono di ipertensione e altre 5 milioni sono borderline, cioè hanno valori vicinissimi ad essere definiti ipertesi. In genere gli studi si concentrano sui suoi effetti sul sistema cardiovascolare. Sappiamo con certezza che la pressione alta aumenti il rischio di infarto, arresto cardiaco e ictus.
Effetti della pressione alta sul cervello: lo studio internazionale
I ricercatori hanno analizzato 33.000 risonanze magnetiche di altrettante persone. In questo modo gli esperti hanno potuto identificare le parti del cervello più colpite dagli effetti della pressione alta. La ricerca ha così reso possibile capire che questa condizione aumenta il rischio di un peggioramento delle nostre facoltà cognitive. Già studi precedenti avevano messo in luce l’aumento delle probabilità di sviluppare una forma di demenza con la pressione alta. Nessuno però aveva indicato quali siano le aree più colpite.
Effetti della pressione alta sul cervello: quali sono le aree principalmente colpite?
Gli scienziati hanno preso le informazioni dalla Biobanca della Gran Bretagna. Si tratta di un importante database che raccoglie i dati di migliaia di cittadini britannici, che raccoglie le notizie che riguardano la loro salute. I ricercatori hanno scoperto che alcune mutazioni genetiche riescono a influenzare la struttura e la funzione di più di tremila aree del cervello. Le aree colpite dall’ipertensione sono essenzialmente nove. Si tratta di zone che hanno il compito di apprendimento, decisione, gestione delle emozioni e pianificazione della routine quotidiana.
La differenza tra gli effetti della massima e della minima
Ci sono conseguenze diverse a seconda che si parli di pressione arteriosa sistolica, la massima per intenderci, o quella diastolica, che comunemente chiamiamo minima. La massima alta sembra non coinvolgere in modo eccessivo queste aree del cervello e quindi non avrebbe un impatto significativo sul declino cognitivo. È la minima alta invece a rappresentare un vero e proprio problema.
La scoperta spiega così quanto sia importante gestire soprattutto a partire dalla mezza età la pressione alta. Studiare i geni e le proteine in queste strutture cerebrali potrebbe aiutarci a capire come l’ipertensione colpisca il cervello e causi problemi cognitivi.