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Psoriasi: serve un team multidisciplinare per seguire il paziente a 360 gradi

Il professor Paolo Pigatto, coordinatore del Centro Psoriasi dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi, spiega l'importanza di affidarsi a un'équipe di specialisti, in grado di studiare il percorso terapeutico più adeguato

Sguardi riluttanti, atteggiamenti diffidenti, frecciatine pungenti e, talvolta, offese velate. Chi è affetto da psoriasi non deve fare i conti solo con una malattia infiammatoria cronica e recidivante, con tutto ciò che questo comporta, ma anche con il pregiudizio, i luoghi comuni, la vergogna e l’imbarazzo. «Questa patologia, che interessa circa il 3% della popolazione mondiale, si manifesta con chiazze eritemato-desquamative, spesso pruriginose e localizzate soprattutto su gomiti, ginocchia, cuoio capelluto, mani e piedi, quindi su aree del corpo esposte e ben visibili. La sintomatologia della psoriasi suscita, nelle altre persone, reazioni contrastanti che spesso si traducono in stigmatizzazione e reticenza, ma mina anche l’autostima e altera la percezione del proprio aspetto, innescando uno stress emotivo non indifferente» interviene Paolo Pigatto, Responsabile dell’Unità Operativa di Dermatologia e coordinatore del Centro Psoriasi dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano (struttura del Gruppo San Donato).

Vivere con la psoriasi: l’aspetto psicologico

L’ansia, causata sia dal giudizio altrui sia dalla considerazione che si ha della propria immagine, è scatenata dalla malattia ma al contempo, dando vita a una sorta di circolo vizioso, è anche in grado di peggiorarla. «Sì perché, anche se è una patologia autoimmune di origine genetica, la psoriasi necessita di alcuni fattori scatenanti per poter “attivarsi” e manifestarsi attraverso i sintomi descritti poco fa. A sbloccare la malattia possono essere lutti, eventi dolorosi, preoccupazioni, attacchi di panico ripetuti ma anche traumi fisici, infezioni, abuso di alcol e fumo di sigaretta, assunzione di farmaci particolari, come quelli a base di litio, i betabloccanti e gli antimalarici. Tutto ciò può, dunque, indurre la comparsa della patologia in persone già predisposte geneticamente» continua il professore.

Serve un team multidisciplinare per seguire il paziente a 360 gradi

Stando a una ricerca dell’Institute of Dermatology and Venereology of the National Academy of Medical Sciences of Ukraine, il 77% dei malati psoriasici presenta anche disturbi della sfera emotiva, contro il 19% della popolazione generale. Questo malessere interiore impatta negativamente sulla qualità della vita, induce a compiere scelte dettate dal disagio e dalla vergogna e influisce sulle relazioni. «Da qui la necessità di una presa in carico del paziente a 360 gradi, che non coinvolga solo l’aspetto puramente cutaneo. Il Centro Psoriasi dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi – che, recependo i valori fondamentali del Gruppo San Donato, mette al centro del suo operato il paziente – dispone di un team multidisciplinare d’eccellenza, composto da dermatologi, reumatologi, cardiologi, nutrizionisti. Inoltre, grazie alla collaborazione con Adipso, l’Associazione per la difesa degli psoriasici, è presente anche una psicologa, in modo che il vissuto emotivo e le esigenze personali del paziente siano posti al centro di un percorso terapeutico-assistenziale adeguato» spiega Pigatto.

Dai farmaci topici ai biologici: tutte le opzioni per curare la psoriasi

Gli specialisti del Centro Psoriasi Galeazzi seguono il paziente dalla diagnosi al trattamento, studiando un piano terapeutico su misura. Ciò che potrebbe essere utile per un individuo, infatti, potrebbe risultare inefficace per un altro. «Le terapie disponibili sono diverse, variano in base allo stadio della malattia e possono essere divise indicativamente in tre grandi gruppi» puntualizza il dermatologo.

Terapie topiche

«Prima di intraprendere qualsiasi cura topica, che possa penetrare a fondo nella pelle, bisogna innanzitutto rimuovere le lesioni squamose. Per farlo si possono utilizzare i cheratinolitici, e in particolare l’acido salicilico, e le pomate a base di urea, che tendono a far staccare le squame, preparando l’area per i trattamenti successivi. In seguito si può optare per altre terapie locali, come il calcipotriolo che agisce sul meccanismo alla base della psoriasi, e per corticosteroidi topici, che spengono l’infiammazione sottostante» continua Pigatto.

Fototerapia

Tra le cure disponibili per la gestione della malattia c’è anche la fototerapia, che sfrutta un certo tipo di radiazioni ultraviolette per migliorare le lesioni a carico della pelle. «Nella nostra struttura abbiamo, ad esempio, un eccellente centro di fototerapia, con lampade Uvb a banda stretta di tipo 311 nanometri e Uva1 di tipo 340-400 nanometri, che simulano l’azione benefica del sole in maniera del tutto sicura e controllata» dice lo specialista. In alcuni casi alla fototerapia e alle cure topiche si associa anche la balneoterapia. «Questa è basata sull’azione antinfiammatoria e lenitiva delle acque termali, specialmente quelle bicarbonato-calcio-magnesiche e quelle sulfuree».

Terapie sistemiche

Laddove le terapie locali si dovessero rivelare inefficaci, gli specialisti possono virare sulle terapie sistemiche, generalmente riservate alle forme più severe. «Tra i farmaci tradizionali, da assumere per via orale o iniettiva, troviamo il methotrexate, la ciclosporina, i retinoidi orali, tra i quali l’etretinato, l’acitretina e i fumarati, che agiscono direttamente sul sistema immunitario, bloccando sia il processo responsabile dell’attivazione della psoriasi sia l’infiammazione sottostante» spiega il professor Pigatto.

«Dal punto di vista dei trattamenti sistemici, la vera rivoluzione è rappresentata dai farmaci biologici, uno degli oggetti di studio del Centro Psoriasi. Si tratta di molecole che, somministrate per infusione o via iniettiva, intervengono a livello immunitario e infiammatorio, modificando il decorso naturale della patologia. Questi farmaci possono essere prescritti nei casi di psoriasi da moderata a grave – e per valutare questo parametro lo specialista utilizza l’indice PASI, Psoriasis Area Severity Index – che non abbiano risposto in maniera adeguata alle terapie precedenti. Tra i biologici disponili oggi ci sono gli anti-TNF, gli anti-interleuchina-17, gli anti-interleuchina-12 e anti-interleuchina-23» conclude il medico.

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