La cellulite? Un inestetismo della pelle. Il reflusso gastroesofageo? Il fastidioso sintomo di un problema all’apparato digerente. E le rughe? La prova dell’invecchiamento. Quando uno di questi segnali irrompe nella nostra vita, abbiamo chiara in mente la causa principale. Ma tra i fattori, a volte, dimentichiamo di elencare la postura scorretta, cioè il modo in cui costringiamo il nostro corpo a rimanere seduto per ore o a stare chinato su tablet e smartphone.
Molti disturbi anche «insospettabili» (e quindi non solo mal di schiena, torcicollo o dolori cervicali) sono le risposte alle sollecitazioni sbagliate a cui abituiamo l’organismo, sia da fermi sia in movimento. Riconoscere e intervenire sugli errori compiuti non elimina di colpo tutti i disturbi, ma spesso consente di prevenirli e di trovare una soluzione.
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Il cervello riesce a compensare
una postura scorretta
Per capire i tranelli in cui incappiamo ogni giorno, è meglio fare chiarezza sul concetto di postura. «Non è mai scorretta, ma conveniente o sconveniente in relazione all’asse centrale della persona», spiega Ernesto Di Pietro, osteopata e docente di biomeccanica presso le Università Statale e Vita-Salute San Raffaele di Milano. «Se mi siedo, per esempio, su una poltrona non ergonomica, non avrò una postura conveniente, ma il corpo si adatterà».
Per rispondere, quindi, agli stimoli o perseguire delle azioni, «il corpo mette in atto degli atteggiamenti che evidenziano la postura dell’individuo, risultato della somma di tre componenti: biomeccanica, neurofisiologica, psicologica e psicomotoria», aggiunge Elena Martinelli, docente di metodi e didattiche delle attività motorie dell’Università degli Studi di Firenze.
A fare da regista dei nostri movimenti è il cervello. «Il sistema nervoso centrale elabora e gestisce la postura negli anni, per esempio ci suggerisce di tirare più su una spalla perché in questo modo siamo più comodi», prosegue Piero Galasso, ricercatore medico e direttore scientifico della Diasu Sa.Ni, azienda che studia e produce dispositivi posturali. «Il problema è tornare indietro. Una volta che abbiamo assunto un atteggiamento,
occorre l’aiuto della riabilitazione o della ginnastica posturale».
Cellulite
Uno dei problemi scatenati dalla postura scorretta a cui costringiamo le nostre gambe è la cellulite. L’accumulo di grasso sulle cosce e sui fianchi che caratterizza la forma a pera (o ginoide) è l’assillo di molte donne. L’adipe aumenta proprio in questa zona per colpa della postura.
«Lo stare a lungo sedute o sui tacchi alti provoca una stasi venosa e arteriosa. Si tratta di un’infiammazione dei tessuti e un accumulo di siero che gonfia le cellule di grasso nella
zona vicina alla testa del femore», precisa Di Pietro. Per prevenire la cellulite, quindi, non basta solo fare attività fisica e seguire una dieta adeguata, ma bisogna stare attente a postura e calzature.
«Banditi i trampoli e le ballerine, il tacco ideale è fra i 3 e i 5 centimetri», consiglia l’esperto. L’intervento dell’osteopata sulla postura, inoltre, rende più efficace la terapia di medicina estetica «così come l’aiuto di un esperto gnatologo che saprà correggere l’eventuale difetto di occlusione della bocca, altra causa dell’accumulo di grasso nelle donne a livello del bacino», aggiunge Di Pietro.
Rughe
Se il mento è arretrato oppure è sporgente, azioni semplici e quotidiane come mangiare o parlare vengono compiute dal viso in maniera anomala. Il risultato sono le rughe che dipendono dall’atteggiamento posturale. La ginnastica facciale, però, non è d’aiuto. Anzi, il rischio è che quelle smorfie che ci sforziamo di fare davanti allo specchio aggravino la situazione. Con gli esercizi «la depressione fra i muscoli aumenta e si
accentuano le rughe del viso», avverte il docente di biomeccanica. «In particolare quelle “a codice a barre”, che si manifestano come linee verticali sulle labbra, derivano da un problema di postura. Sono dovute all’arretramento gengivale, provocato dall’avanzare dell’età».
Cosa fare per riparare? La risposta è lo stretching, senza mai esagerare. «Un esercizio facile da replicare è quello che si fa con l’aiuto di una striscia di buccia d’arancia, posizionata fra i denti e il labbro superiore per cinque minuti, mentre spingiamo la lingua verso l’arcata dentaria superiore, cinque volte per una serie di cinque».
Reflusso gastroesofageo
L’atteggiamento curvo-rigido del dorso e lo scorretto uso del diaframma determinano
delle problematiche sull’apparato respiratorio e possono essere la causa del reflusso gastrico, definito, in questo caso, di natura meccanica. «L’aumento della curva dorsale determina un avanzamento delle costole e dello sterno che influisce sull’apparato digestivo», illustra Elena Martinelli. «La non corretta posizione della gabbia toracica, infatti, compromette la funzionalità dei visceri e del diaframma».
Il reflusso gastroesofageo di origine meccanica è molto comune fra i cantanti lirici, perché sollecitano la parte dell’esofago che entra nello stomaco. In questi casi, «oltre all’alimentazione e alla gestione dello stress, bisognerebbe intervenire tramite il riassetto posturale di tutta la persona», prosegue l’esperta.
«Ottimi risultati, anche nella cura del reflusso derivante da anomalie congenite, sono stati riscontrati con un trattamento che combina il metodo C.A.MO. Si tratta di una metodica finalizzata al riequilibrio posturale, l’apprendimento delle tecniche respiratorie, il corretto utilizzo del muscolo diaframma e il potenziamento della parete addominale mediante tecniche ipopressive con l’obiettivo di diminuire la pressione intraddominale».
Come individuare le disfunzioni
Prima ancora che si manifestino i problemi appena descritti o i comuni dolori muscolari dovuti alle disfunzioni posturali è bene fare il punto della situazione.
- L’esame più importante cui sottoporsi è il test barodopometrico 3D. «La persona compie una camminata su una speciale pedana di ampie dimensioni che consente di misurare l’appoggio del piede e come il peso viene distribuito da fermi e durante il cammino», spiega Galasso.
- Altro esame considerato è quello morfometrico, che individua le asimmetrie strutturali e plantari. «Più vediamo asimmetrie, più il soggetto spende energia per compensarle e comincia ad avere un atteggiamento curvo» continua l’esperto.
- L’ultima frontiera è la spinometria, che, aggiunge Di Pietro, «consente di vedere in 3D
tutta la colonna vertebrale e individuare le eventuali torsioni».
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Come rimediare?
In caso di disfunzioni, è possibile rimediare con la rieducazione posturale, fatta di posizioni e movimenti che non pregiudicano l’allineamento delle catene muscolari, di esercizi ad hoc e di buone abitudini, come quella di non abusare di smartphone e tablet. Stare chinati per molto tempo su apparecchi elettronici, infatti, può avere importanti ricadute sulla postura.
«È come avere un pacco da sei bottiglie da un litro e mezzo sul collo», avverte Di Pietro. «Non lo notiamo, ma è questa la forza misurata nella distribuzione muscolare. A lungo andare, porterà a una muscolatura più lasca, quindi a rughe sul viso e a disturbi cervicali. Il problema è soprattutto per i giovani, abituati a usare spesso lo smartphone, che vedranno questi inconvenienti solo più avanti. In più, gli adolescenti indossano spesso l’apparecchio ortodontico, responsabile di tensioni sulla muscolatura cervicale che, associate al chinarsi sullo smartphone, molto probabilmente causeranno nel tempo problemi alla cervicale».
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