Come si manifestano i polipi nasali, e quando sono la conseguenza di patologie respiratorie? Risponde Giorgio Bandiera responsabile dell’unità operativa di chirurgia endoscopica rinosinusale dell’ospedale Sant’Andrea di Roma, è docente di otorinolaringoiatria all’Università “Sapienza” di Roma (puoi chiedergli un consulto qui).
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Polipi nasali: quali sono i sintomi?
La poliposi nasale è l’espressione di una sinusopatia cronica. Il sintomo principale è l’ostruzione nasale, che può essere accompagnata da scolo mucoso purulento oppure mucoso denso, soprattutto posteriore. Chi ne soffre ha una sensazione di secrezione che “scende” posteriormente in gola. L’ostruzione nasale può essere accompagnata da altri sintomi minori come la cefalea localizzata a livello dell’occhio o della regione mascellare, e da lacrimazione.
E le cause?
I polipi nasali possono essere l’espressione di riniti croniche di origine allergica, cioè infiammazioni croniche da inalanti (polline o acari della polvere, ad esempio). I polipi hanno la caratteristica di essere translucidi, opalescenti e, nel tempo si sviluppano fino ad occupare tutta la fossa nasale.
Ci sono anche delle sinusiti croniche, in cui si ha la formazione di polipi, che hanno come fattore scatenante alterazioni dei meccanismi di risposta dell’individuo agli stimoli esterni. Si verifica una risposta cellulare “esagerata” e quindi una condizione infiammatoria continua che dà luogo al prolasso della mucosa che genera il polipo nasale. Ad esempio in alcuni soggetti si verifica una risposta patologica all’assunzione dell’acido acetilsalicilico, componente dell’aspirina, che era spesso utilizzato anche come conservante alimentare.
Mentre la poliposi causata da sinusite allergica è generalmente circoscritta alla mucosa nasale, nelle altre forme si può parlare di sindrome rino-bronchiale compromettendo tutto il sistema respiratorio, manifestandosi a livello nasale con i polipi e più in basso con asma e broncospasmo.
Come si arriva alla diagnosi?
La diagnosi della sinusite cronica si basa, oltre che sulle indicazioni dell’esame clinico, e delle prove allergometriche cutanee e sul siero, sulla TC cone beam 3D (esame che sostituisce la Tomografia Computerizzata convenzionale per la minor dose di raggi somministrata al paziente) e sulla citologia nasale: con uno spazzolino si raccoglie la mucosa nasale, si striscia su un vetrino e al microscopio si evidenzia quali sono le popolazioni cellulari più presenti. La citologia nasale aiuta a “inquadrare” il paziente, ma soprattutto è un valido strumento dal punto di vista della prognosi.
Come s’interviene?
Il primo passo è la terapia farmacologica, generalmente a base di cortisonici spray a effetto locale, e antistaminici che determinano un blocco dei meccanismi infiammatori.
Se la terapia medica non cambia favorevolmente la progressione della malattia si affianca, alla terapia medica quella chirurgica.
La tecnica utilizzata è quella endoscopica, quindi meno invasiva e per quanto possibile più rispettosa delle strutture funzionali del naso. Lo scopo è di rimuovere tutta la mucosa polipoide e lasciare delle cavità aperte, che siano facilmente drenanti, e che, nel processo di guarigione, siano occupate da mucosa sana. La prima finalità dell’intervento chirurgico è quella di restituire al paziente una respirazione nasale corretta, che è un cardine della buona salute del sistema cardio-polmonare soprattutto nella terza età.
Le poliposi nasali di origine allergica hanno una prognosi più favorevole, e i presidi terapeutici efficaci sono più numerosi: la bonifica ambientale, gli antistaminici, i cortisonici topici, gli stabilizzatori di membrana la terapia vaccinica. Quando operate, la percentuale di recidive è molto bassa, tra il 15 e il 25%.
Mentre nei pazienti che hanno una sindrome rino-bronchiale il percorso di cura è più complesso e prevede un’associazione tra chirurgia e terapia medica. In questi casi la percentuale di recidive, dopo l’intervento chirurgico, sale fino al 75%.
Parlando di prevenzione, quali sono le novità terapeutiche?
Sono entrati in commercio da poco dei ritrovati che sicuramente avranno un buon riscontro. Sono dispositivi medici che sfruttano il principio che la buona qualità della flora batterica locale è il primo requisito per la buona salute dell’ambiente mucoso come d’altronde succede per l’apparato digerente con la flora batterica intestinale che moduliamo assumendo probiotici. Allo stesso modo si somministrano, con soluzioni nebulizzate nel naso, delle popolazioni batteriche particolari che, colonizzando la mucosa nasale, ne garantiscono la buona salute.
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