Salute

Poca memoria se il cuore non è in salute

Ipertensione, colesterolo alto o obesità incidono, con il tempo, sulle funzioni cognitive. L'American Heart Association: abbassare il rischio cardiovascolare, cambiando stile di vita, può aiutare a prevenire le perdite di memoria.

La buona notizia è che rispettando le regole d’oro di prevenzione cardiovascolare si può protegge, in un colpo solo, sia il cuore che il cervello. Va da sé che esiste il rovescio della medaglia: ipertensione o arterie ristrette influiscono negativamente sul buon funzionamento cerebrale aumentando, nel tempo, il rischio di un declino cognitivo precoce.

A farne maggiormente le spese sono la memoria e l’apprendimento: lo dimostra uno studio reso noto oggi dalla American Heart Association. I ricercatori hanno coinvolto 17.761 americani di età superiore ai 45 anni, con normali funzioni cognitive e nessun precedente per ictus o infarto all’inizio dell’indagine, valutandone la salute cardiovascolare e quella cognitiva mediante test e analisi di alcuni parametri, incrociandoli con i fattori di rischio presenti. Ne è risultato che i soggetti con cuore poco in salute hanno una probabilità di manifestare deficit della memoria che è doppia rispetto a chi si prende cura delle proprie coronarie con uno stile di vita sano. Come stabilire se siamo in buona salute cardiovascolare? I ricercatori si sono affidati a 7 semplici regole (Life’s Simple 7), un sistema per prevedere se il cuore è più o meno a rischio mediante la valutazione di dieta, attività fisica, indice di massa corporea, pressione, colesterolo totale, glucosio e fumo di sigaretta. Una salute ottimale si può raggiungere minimizzando tutti questi fattori di rischio, ad esempio perdendo peso o smettendo di fumare o migliorando la propria alimentazione. Un obiettivo ambizioso che non è sempre raggiungibile. Ma niente paura, rassicurano i ricercatori: per tenere sano il cervello è sufficiente avere una salute cardiovascolare intermedia, ovvero lievemente al di sotto di quella ottimale, perchè l’impatto sulla memoria è infatti del tutto paragonabile a quello ottenibile con un cuore in perfetta salute.

Gruppo San Donato

Il nemico numero uno per cuore e cervello sembra essere l’ipertensione: recenti studi hanno dimostrato che, con il tempo, interferisce significativamente con la circolazione, restringendo il lume delle piccole arterie che portano il sangue al cervello. Sebbene alcuni dettagli di questo legame siano ancora da chiarire, è proprio un blocco anche parziale dell’afflusso di sangue al cervello che inciderebbe anche sulla perdita di funzionalità cognitiva. «Le persone associano erroneamente la perdita di memoria con la malattia di Alzheimer, convincendosi di non poterla né prevenire né recuperare – commenta Ralph Sacco, neurologo alla Miller School of Medicine dell’Università di Miami e past president dell’American Heart Association – Tenere sotto controllo il proprio rischio cardiovascolare può, invece, fare la differenza e rallentare la progressione di un declino cognitivo. Nuovi studi hanno infatti dimostrato che i fattori che portano a malattie cardiache e ictus, come la sedentarietà e l’obesità, contribuiscono anche alla demenza, all’Alzheimer, alla perdita di memoria e a deficit cognitivi».

Cinzia Pozzi

 

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