Attività fisica e Alzheimer. Nei tanti quesiti senza risposta che riguardano quella che viene definita la malattia del secolo, arriva finalmente una certezza. L’esercizio fisico in generale e il movimento aerobico in particolare riescono ad abbassare le probabilità di sviluppare Alzheimer. La notizia è contenuta in uno studio dell’American Academy of Neurology. Fare regolarmente esercizi cardiorespiratori, quello che in palestra chiamano attività cardio, riesce a ridurre di un terzo le probabilità di sviluppare una forma di demenza.
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Numeri di Alzheimer in costante aumento in tutto il mondo. Il nostro è l’ottavo Paese per numero di pazienti
In Italia ci sono 1.400.000 persone che convivono con una forma di demenza. Seicentomila di loro soffrono di Alzheimer. Questa cifra è destinata ad aumentare vertiginosamente nei prossimi anni, tanto che si pensa che 1 persona ogni 85 ne sarà colpita. Trovare modi efficaci di prevenzione è quindi essenziale.
Attività fisica e Alzheimer: monitorate per quasi 10 anni più di 600.000 persone
I ricercatori hanno esaminato i dati di 650.000 veterani di guerra residenti negli Stati Uniti. La loro età era compresa tra i 30 e i 95 anni. Nessuno aveva ricevuto una diagnosi di demenza. Il team di lavoro li ha seguiti per 9 anni, sottoponendo i volontari a test fisici identici per tutti. Il gruppo di lavoro è stato coordinato da Edward Zamrini, professore al Dipartimento di ricerche cliniche della George Washington University e direttore della Neurologia all’Irvine Clinical Research. I neuroscienziati hanno valutato l’incidenza delle varie forme di demenza, confrontandola con le loro prestazioni sportive.
Cos’è il Met?
I ricercatori hanno utilizzato il Met, cioè il Metabolic equivalence task, che in italiano è traducibile con equivalente metabolico dell’attività. È uno strumento in grado di valutare la quantità di energia utilizzata dall’organismo durante l’attività fisica, a prescindere da peso e altezza.
Attività fisica e Alzheimer: i risultati dello studio americano
Il gruppo di lavoro ha diviso i veterani in cinque gruppi a secondo del livello di sforza che erano in grado di sopportare. Ebbene se per i meno allenati l’incidenza di Alzheimer è di 9,5 casi su 1000, per i più allenati scende a 6,4 casi su 1000.
Quello che è estremamente positivo è che non serve impegnarsi ore al giorno per raggiungere buoni risultati. A ogni piccolo aumento dell’attività fisica praticata c’è subito una minore probabilità di ammalarsi in futuro. I sedentari in sovrappeso sono quelli che rischiano di più di sviluppare una forma di demenza. Più invece si è allenati, più scende il rischio di malattia. In termini percentuali,
- il gruppo più allenato ha il 33% in meno di sviluppare una demenza,
- quello che arriva dopo il 26%,
- il terzo il 20%,
- il quarto il 13%
- e così via.