Sono anni che diverse ricerche si stanno occupando della forza del pensiero positivo. In tanti sono convinti che siano teorie da invasati dell’ottimismo, ma già un imponente studio svolto dall’Università di Harvard su oltre 70.000 persone aveva dimostrato che l’ottimismo allunga la vita. Nello specifico questo lavoro si era concentrato sugli effetti del pensiero positivo sulla salute generale, dimostrando alti tassi di longevità tra gli ottimisti. Molti lavori hanno invece sottolineato come ansia e paura del futuro abbassino le difese immunitarie. Un nuovo studio si concentra sul cervello. Il legame tra pessimismo e Alzheimer è stato dimostrato. Ora si può pensare a nuove strategie, perché per poter avere un impatto significativo, occorre che il pensiero negativo sia protratto a lungo nel tempo.
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Pessimismo e Alzheimer: il pensiero negativo fa aumentare il numero delle proteine che causano la malattia
Il pensiero negativo, visto come il continuo rimuginare sul passato o la preoccupazione per il futuro, è deleterio per la nostra salute. I ricercatori in forza al Dipartimento di Salute Mentale dell’Università College di Londra hanno misurato il pessimismo di oltre 350 persone con più di 55 anni. I volontari sono stati seguiti per un periodo di due anni. Il team di studio ha sottoposto un terzo dei partecipanti a una PET, una scansione al cervello per valutare i depositi della TAU e della Beta Amiloide, due proteine che causano la malattia di Alzheimer, la più comune forma di demenza.
Pessimismo e Alzheimer: i risultati della ricerca
Le immagini hanno mostrato che le persone che passano più tempo a pensare in modo negativo hanno un maggior numero di queste proteine, una memoria peggiore e un forte declino cognitivo rispetto a chi vede il bicchiere mezzo pieno. Ma c’è di più. Lo studio ha visto che ansia e depressione non fanno aumentare la quantità di TAU e di Beta Amiloide. Questo potrebbe significare che il pessimismo può essere la ragione per cui depressione e ansia contribuiscano allo sviluppo dell’Alzheimer.
Ora un nuovo approccio: possiamo mettere sotto osservazione i “pessimisti cronici”
“Questo è il primo studio che dimostra una relazione biologica tra il pensiero negativo e la malattia di Alzheimer. Ora potremmo intervenire in modo più efficace su questo fattore di rischio”. Richard Isaacson è il fondatore della Clinica per la Prevenzione dell’Alzheimer di New York, che è stato coinvolto nello studio.
Pessimismo e Alzheimer: servono ancora ricerche per stabilire il nesso causa-effetto
Gli autori della ricerca sottolineano che non è sufficiente un periodo breve di pessimismo per aumentare il rischio di sviluppare questo malattia neurologica. Ora i ricercatori puntano a verificare su un numero maggiore di persone se l’impatto del pensiero negativo sia lo stesso di quello identificato grazie a questo studio.
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