Chi soffre di un disturbo dello spettro autistico non ama l’esposizione a stimoli inaspettati, come rumori, suoni, luci. Per quale motivo? Una ricerca condotto presso la University of Utah Health di Salt Lake City, negli Stati Uniti, e pubblicata su JAMA Network Open ha cercato di rispondere a questa domanda dando “un’occhiata” nel cervello delle persone autistiche.
Campione e strumenti
In primo luogo, i ricercatori hanno condotto una risonanza magnetica funzionale (fMRI) su 90 partecipanti maschi, di cui 52 avevano ricevuto una diagnosi di autismo e 38 no. La fMRI consiste nell’uso dell’imaging a risonanza magnetica per valutare la funzionalità di un organo o un apparato: questa tecnica è in grado di visualizzare la risposta emodinamica (cambiamenti nel contenuto di ossigeno) correlata all’attività neuronale del cervello. I partecipanti con autismo avevano un’età compresa tra i 19 ei 34 anni, mentre il resto dei volontari – il gruppo di controllo – avevano età compresa tra i 20 e i 34 anni. Il team ha esaminato la durata delle connessioni del cervello in risposta agli stimoli esterni.
Gli specialisti hanno poi confrontato i loro dati con quelli raccolti da altre 1.402 persone che hanno partecipato allo studio Autism Brain Imaging Data Exchange (ABIDE). Di questi, 579 partecipanti (80 donne e 499 maschi) erano autistici.
Connessioni cerebrali più lunghe dei neurotipici
Grazie alle scansioni, i ricercatori hanno scoperto che nel cervello delle persone con autismo le connessioni celebrali persistono per periodi più lunghi di quanto non facciano nel cervello di individui neurotipici. In altre parole, nell’autismo il cervello trova più difficile passare da un processo all’altro.
Come è emerso dallo studio, infatti, le connessioni cerebrali degli autistici sono rimaste sincronizzate per 20 secondi, mentre scomparivano più velocemente negli individui senza disturbo. Inoltre, nelle persone autistiche, la gravità dei sintomi sembrava aumentare con la durata della connettività. Questi risultati, coerenti con i dati dello studio ABIDE, possono spiegare perché le persone autistiche possono sperimentare difficoltà quando sono esposte a numerosi stimoli contemporaneamente.
I limiti dello studio
Tuttavia, i ricercatori sottolineano un limite del loro studio, che è stato condotto solo con partecipanti di sesso maschile. Un dettaglio che potrebbe non offrire un quadro completo di ciò che caratterizza il cervello delle persone autistiche.
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