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Cos’è il prurito acquagenico
L’acqua è sicuramente un prezioso alleato per mente e corpo, in grado sì di detergere, ma anche di ritemprare, allentare le tensioni, coccolare e – perché no – divertire. Eppure, sebbene sia quasi difficile da credere, c’è qualcuno pronto a sostenere il contrario. È il caso di chi soffre di prurito acquagenico, a causa del quale il contatto con questo vitale elemento può essere addirittura fastidioso e talvolta sgradevole. Spesso è chiamata anche orticaria acquagenica.
Un disturbo recente
«Si tratta di un disturbo piuttosto “recente”, descritto per la prima volta all’inizio degli anni Ottanta ma sul quale purtroppo c’è ancora poca letteratura». Lo conferma Ornella De Pità, direttore della struttura complessa di dermatologia all’Ospedale Cristo Re di Roma e presidente dell’Isplad. «Per questo motivo è fortemente sottostimato sia da chi lo sperimenta sulla propria pelle. Il motivo? Non trova facilmente risposte ai propri quesiti, sia dai medici stessi, che non sempre riescono a identificarlo correttamente e tempestivamente».
Come suggerisce il nome, il prurito acquagenico è una forma di intolleranza cutanea all’acqua, indipendente dalle sue caratteristiche chimico-fisiche (ad esempio, temperatura e composizione). «Si ipotizza che, per difendersi da questo agente esterno, ritenuto erroneamente un nemico per l’organismo, vengano rilasciate dosi eccessive di istamina e acetilcolina, neurotrasmettitori che scatenano i sintomi tipici di questo disturbo».
Sintomi del prurito acquagenico
Proprio alla stregua di altre ipersensibilizzazioni, la cute quindi reagisce in modo anomalo al contatto con l’acqua. Attiva infatti un meccanismo di salvaguardia che si manifesta con una sensazione di:
- punture di spillo,
- forti attacchi pruriginosi,
- formicolii,
- talvolta anche bruciore.
«Questa sintomatologia colpisce prevalentemente gli arti superiori e inferiori. Può comparire subito dopo il contatto con questo liquido, magari in seguito a una doccia o a un bagno, anche in mare o in piscina. Altre volte anche a distanza di qualche ora, complicando ulteriormente il percorso diagnostico». «Nei casi più gravi il disturbo può essere addirittura innescato anche solo da un’intensa sudorazione o dalla lacrimazione, “scambiate” scorrettamente dall’organismo per acqua vera e propria».
Cause
Nella maggior parte dei casi il prurito acquagenico è di natura idiopatica. In parole povere non si accompagna ad altre malattie e la causa è tutt’altro che conosciuta. In alcune persone però può essere la spia di una patologia silente, cioè che ancora non si è evidenziata.
«Per escludere la presenza di disfunzioni tiroidee, epatite C, intolleranza al lattosio, deficit del sistema immunitario e malattie ematiche, come l’emocromatosi e la crioglobulinemia, che possono causare un disturbo analogo, il medico può prescrivere degli esami ematochimici, soprattutto se la sintomatologia persiste perfino dopo aver messo in atto gli accorgimenti suggeriti dal dermatologo». «Gli attacchi di prurito acquagenico, però, possono essere scatenati anche dai farmaci antimalarici, ma in questo caso il fastidio tende a scemare nei giorni successivi all’assunzione».
Cure
Per mettere a tacere questo disturbo che, stando alle stime, si manifesta prevalentemente tra la fine dell’estate e l’inizio del periodo autunnale, non esistono soluzioni completamente risolutive, ma solo presidi preventivi in grado di lenirne la sintomatologia.
Prima del contatto con l’acqua
Prima di entrare in contatto con l’acqua bisognerebbe applicare sulla cute un prodotto topico a base di capsaicina. Si tratto di un composto organico presente naturalmente nel peperoncino. Questa sostanza, infatti, è in grado di attenuare il prurito, qualsiasi sia il meccanismo che lo provochi.
Usare detergenti all’avena
Per attenuare l’intensità della sintomatologia si può optare per detergenti delicati all’avena. Questo cereale possiede spiccate proprietà antinfiammatorie, in grado di ridurre il prurito di entità lieve o moderata. È quindi particolarmente indicato per pelli sensibili, secche e irritate. Clicca qui per scoprire tutti i super poteri dell’avena.
La fototerapia
Se il disturbo persiste, lo specialista può suggerire un ciclo di fototerapia con raggi ultravioletti UVB a banda stretta. Occorre farlo per due-tre volte a settimana. A lungo andare dovrebbero diminuire la frequenza e l’intensità delle manifestazioni.
Farmaci antistaminici
Da non sottovalutare anche l’efficacia dei farmaci antistaminici per bocca. Vanno assunti almeno mezz’ora prima di entrare in contatto con l’acqua. Possono smorzare la reattività della cute di fronte a questo elemento e la bloccano anche nelle forme tardive, cioè che compaiono a distanza di qualche ora.
Dopo la detersione
«In questi casi è meglio evitare docce e bagni troppo caldi. Il prurito può essere esacerbato proprio da un aumento della temperatura cutanea e dalla vasodilatazione locale. Meglio, dunque, immergersi in acqua tiepida, nella quale si può anche diluire mezza tazza di bicarbonato di sodio, un prezioso alleato della pelle irritata, in grado di regalarle un po’ di sollievo in caso di forte prurito».
Dopo essere entrati in contatto con l’acqua ci si deve asciugare tamponando delicatamente la cute con un telo di cotone o microfibra. Bisogna evitare uno sfregamento energico che potrebbe favorire ulteriormente il rilascio di mediatori responsabili del prurito. «È sempre fondamentale, poi, applicare su tutto il corpo un prodotto emolliente, lenitivo e idratante, magari ricco di glicerolato d’amido, burro di karité, acido ialuronico, urea o olio di mandorle, dopo aver fatto la doccia o il bagno». «Infine, chi ha l’intolleranza cutanea all’acqua dovrebbe cercare di indossare indumenti di cotone e di seta, che allergizzano meno la pelle rispetto ai tessuti sintetici».
Chiara Caretoni
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