Confermato il legame tra inquinamento e Parkinson. Già da tempo alcuni studi avevano ipotizzato che l’esposizione allo smog fosse determinante nello sviluppo della malattia. Ora una ricerca della prestigiosa Mayo Clinic negli Stati Uniti ha dimostrato non solo la correlazione, ma anche che l’inquinamento determini lo sviluppo di alcuni sintomi, invece di altri.
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Le due forme di Parkinson
La malattia di Parkinson può avere due distinte forme:
- quella tremorigena, che prevede appunto che il paziente abbia tremori importanti,
- la forma rigido acinetica, che impedisce i movimenti.
Legame tra inquinamento e Parkinson: il ruolo del particolato
La nuova ricerca ha stabilito che lo sviluppo della seconda forma, quella rigida, dipende dall’esposizione all’inquinamento. In particolare il particolato PM 2,5 e il biossido di azoto, molto presenti nell’aria delle grandi città, alza il rischio di sviluppare la forma rigida.
Per ogni microgrammo di PM 2,5 per metro cubo di aria le probabilità di sviluppare la forma di Parkinson rigido acinetica salgono del 36%. Ma c’è di più: s’impenna anche il rischio di discinesie, che sono i movimenti incontrollati, che sono un altro dei sintomi che peggiorano la qualità della vita dei pazienti. Si possono leggere i risultati sulla rivista scientifica Jama Neurology.
I numeri del Parkinson in Italia
In Italia i pazienti con Parkinson sono circa 300.000. Anche se in genere colpisce gli over 65, i casi precoci – intorno ai 40 anni – sono in aumento.
Le cause della malattia non sono ancora completamente conosciute. L’origine è sicuramente multifattoriale, con componenti ambientali e genetiche. Ci sono alterazioni di alcuni geni, ma anche lesioni cerebrali e l’esposizione a sostanze tossiche e metalli pesanti.
Non c’è una cura per la malattia di Parkinson. Grazie alla ricerca scientifica però esistono terapie per dare sollievo dai principali sintomi. Tra i principali farmaci, i più utilizzati sono la levodopa, gli agonisti della dopamina e gli inibitori MAO-B.