
Il pacemaker cardiaco è un dispositivo medico impiantabile che viene utilizzato per regolare il battito cardiaco in pazienti affetti da bradicardia, quindi con una frequenza cardiaca troppo bassa, o da disturbi della conduzione elettrica del cuore. In questi casi i pazienti possono avvertire sintomi come:
- svenimenti,
- capogiri,
- stanchezza,
- perdita di coscienza.
In questo articolo
Cos’è un pacemaker
Il pacemaker è un dispositivo elettronico di piccole dimensioni (pochi centimetri), composto da un generatore di impulsi e da uno o più elettrocateteri, che trasmettono al cuore piccole scariche elettriche per stimolarne il battito quando necessario.
Viene impiantato sotto la pelle del torace ed è realizzato in materiale biocompatibile. La sua funzione è quella di intervenire quando il cuore non genera spontaneamente un impulso elettrico, mantenendo così una frequenza cardiaca adeguata.
Tipologie di pacemaker
Esistono tre principali tipi di pacemaker, scelti in base alla condizione clinica del paziente:
- Pacemaker monocamerale
Questo tipo di pacemaker ha un solo elettrocatetere, inserito nell’atrio destro o nel ventricolo destro. Viene utilizzato nei pazienti con disturbi della conduzione limitati a una sola camera cardiaca. - Pacemaker bicamerale
Dispone di due elettrocateteri, uno posizionato nell’atrio destro e uno nel ventricolo destro. Questo tipo riproduce più fedelmente il ritmo naturale del cuore. - Pacemaker biventricolare
Conosciuto anche come pacemaker per la terapia di resincronizzazione cardiaca (CRT), ha tre elettrocateteri che stimolano contemporaneamente più aree del cuore, migliorando la contrattilità nei pazienti con insufficienza cardiaca avanzata.
Come avviene l’impianto di un pacemaker
L’impianto di un pacemaker è un intervento mini-invasivo che richiede un ricovero di 3-4 giorni. Viene eseguito in anestesia locale.
Procedura chirurgica
- Si effettua una piccola incisione nella parte alta del torace, creando una tasca sottocutanea dove verrà inserito il pacemaker.
- Gli elettrocateteri vengono introdotti nelle vene del torace e guidati fino al cuore con l’ausilio della fluoroscopia (raggi X).
- Una volta posizionati correttamente, vengono fissati al miocardio e collegati al pacemaker.
- Infine, il dispositivo viene programmato per adattarsi alle necessità del paziente e la ferita viene chiusa con punti riassorbibili.
- La durata dell’intervento varia tra i 45 e i 90 minuti.
Recupero dopo l’impianto del pacemaker
Dopo l’operazione, il paziente deve restare a letto per circa 6 ore. Viene eseguita una radiografia del torace di controllo, e nella maggior parte dei casi è possibile tornare a casa il giorno successivo.
Il recupero è generalmente rapido e il paziente può riprendere le normali attività quotidiane, evitando sforzi intensi nelle prime settimane.
Controlli e durata del pacemaker
Il primo controllo avviene a circa 30 giorni dall’impianto. Successivamente, le visite di controllo vengono programmate una o due volte l’anno, in base alla condizione clinica del paziente.
La batteria del pacemaker ha una durata compresa tra 7 e 10 anni. Quando si esaurisce, si procede con la sostituzione del dispositivo, in genere in day hospital.
Compatibilità con esami diagnostici
Quelli di ultima generazione sono spesso compatibili, se correttamente programmati, anche con esami come la risonanza magnetica, che in passato erano controindicati per i pazienti portatori di dispositivi elettronici impiantabili.
Quando rivolgersi al cardiologo
È importante rivolgersi a uno specialista in caso di:
- Sospetti disturbi del ritmo cardiaco,
- Svenimenti frequenti e inspiegabili,
- Sensazione di affaticamento anomalo,
- Capogiri o palpitazioni.
Una diagnosi precoce permette di stabilire se l’impianto di un pacemaker può migliorare la qualità di vita e ridurre i rischi legati a un ritmo cardiaco alterato.