La stimolazione magnetica transcranica profonda come terapia per ridurre nelle persone obese il food craving, ovvero il desiderio impellente di cibo. Si tratta di una tecnica non invasiva in cui il paziente indossa una sorta di casco leggero che dà una sollecitazione elettromagnetica a differenti regioni del cervello. Finora la stimolazione transcranica è stata utilizzata per combattere le emicranie resistenti ai trattamenti farmacologici, depressioni maggiori, dipendenze e alcuni disturbi motori.
Lo studio, condotto dal professor Livio Luzi, responsabile dell’unità di Endocrinologia e Malattie Metaboliche dell’IRCCS Policlinico San Donato, è stato presentato a New Orleans durante il congresso della American Diabetes Association.
Per la prima volta, quindi, la stimolazione magnetica è stata applicata alla cura dell’obesità. Durante la ricerca sono state coinvolte 16 persone obese di un’età compresa tra i 22 e i 68 anni, che sono state sottoposte a 15 sessioni di stimolazione magnetica transcranica profonda. I risultati? I ricercatori hanno evidenziato un netto miglioramento dei parametri metabolici (quindi dei livelli di glucosio e colesterolo) e un’importante perdita di peso, fino a – 6%. Dato molto importante perché perdere anche solo il 5% del proprio peso migliora sensibilmente il quadro clinico del paziente.
«Sappiamo che esistono due tipi di fame – ha spiegato il professor Luzi – quella “metabolica” che percepiamo quando siamo digiuni da molte ore e sentiamo il familiare “calo di zuccheri” e quella “edonica”. La fame metabolica è regolata dall’ipotalamo e in particolare dal nucleo arcuato, aree molto in profondità all’interno del nostro cervello e che non raggiungiamo con la stimolazione magnetica transcranica. Con questa tecnica arriviamo però al lobo prefrontale della corteccia cerebrale che regola la cosiddetta fame “edonica”, quella che sperimentiamo quando desideriamo ardentemente un cibo che ci gratifica e ci soddisfa anche a livello emotivo. La fame edonica è la fame cruciale da controllare nei soggetti obesi, per ridurre la voglia di cibo e modulare il senso di gratificazione e ricompensa collegato al suo consumo. I risultati molto incoraggianti del nostro studio aprono la via a un utilizzo su larga scala di questo dispositivo sicuro, ben tollerato e non invasivo per la terapia dell’obesità, anche se dovrà essere valutato comparativamente con i trattamenti convenzionali per l’obesità, sia farmacologici sia di chirurgia bariatrica».
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