A chi non è capitato di avere, specialmente nella stagione più rigida, le mani fredde con le dita prima bianche poi viola e poco sensibili? Niente di allarmante: questa sintomatologia è il risultato di una risposta eccessiva dell’organismo agli stimoli ambientali, proprio come le basse temperature. Quando però questi episodi coinvolgono simmetricamente le dita di entrambe le mani e si verificano anche quando c’è un clima più mite, allora bisogna insospettirsi e rivolgersi al proprio medico.
Potrebbe trattarsi, infatti, del fenomeno di Raynaud, una manifestazione abbastanza comune tra la popolazione e visibile già a un rapido sguardo. Le dita delle mani e dei piedi diventano prima pallide e biancastre, poi blu-violacee o rosse, provocando formicolio intenso e dolore, come ricorda la Fondazione Italiana per la Ricerca in Reumatologia (FIRA).
Questo cambiamento di colore è causato da una riduzione del flusso di sangue alle estremità del corpo, può durare da qualche secondo a qualche minuto e si può ripetere più volte di seguito.
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Il fenomeno di Raynaud primario
Nella maggior parte dei casi il fenomeno di Raynaud è primario, ovvero non associato a nessun’altra patologia. Si stima che circa il 5-10% della popolazione soffra di questa forma, in genere poco grave; spesso si riscontra in giovani ragazze e compare intorno ai 14-20 anni. In questo caso il disturbo non si configura come il preludio di altre malattie, tant’è che può anche regredire senza nessuna cura.
Il fenomeno di Raynaud secondario
Esistono però dei casi in cui il fenomeno di Raynaud si presenta come campanello d’allarme di un’altra patologia del tessuto connettivo, spesso accompagnato anche da altri sintomi. Tra questi ci sono:
- le “dita a salsicciotto”, cioè il gonfiore delle dita di mani e piedi che fanno assumere alla pelle l’effetto lucido;
- le estremità che hanno spesso la tendenza ad ulcerarsi vicino all’unghia o sul polpastrello;
- l’infiammazione delle articolazioni che possono apparire tumefatte, calde e provocare dolore;
- la consistenza della cute che diventa rigida e spessa.
Campanello d’allarme di patologie reumatologiche
«Parliamo in questo caso di fenomeno di Raynaud secondario che nel 90% dei casi diagnosticati è correlato alle cosiddette connettiviti tra cui la sclerosi sistemica (o sclerodermia), il lupus eritematoso sistemico, l’artrite reumatoide, la sindrome di Sjogren, la dermatomiosite e la polimiosite», dice Serena Guiducci, professore Associato Università degli Studi di Firenze, Direttore SODc Reumatologia Azienda Ospedaliera Careggi e membro del Comitato Scientifico di FIRA.
Campanello d’allarme di patologie cardiovascolari (e non solo)
«A causare il fenomeno di Raynaud possono essere anche patologie vascolari di origine compressiva o infiammatoria, vaso-occlusive, come le alterazioni trombofiliche e i fenomeni paraneoplastici. Tra le cause anche malattie polmonari o cardiovascolari, sostanze chimiche e farmaci, come ad esempio i betabloccanti», continua Guiducci.
Gli esami da fare per diagnosticare il fenomeno di Raynaud
Per definire la natura del fenomeno di Raynaud è necessario effettuare alcuni esami:
- la videocapillaroscopia periungueale: un esame non invasivo che permette di identificare eventuali deformità o ingrossamenti dei capillari;
- il test degli anticorpi antinucleo, per verificare la presenza di un’alterazione del sistema immunitario, comune nelle malattie del tessuto connettivo o altri disturbi autoimmuni;
- la velocità di sedimentazione eritrocitaria, esame che determina la velocità con cui i globuli rossi si depositano sul fondo di una provetta e che potrebbe rivelare una malattia infiammatoria o autoimmune sottostante.
In tal modo, facendo già una distinzione tra il fenomeno di Raynaud primitivo o secondario, si potrà procedere ad un percorso diagnostico specifico.
Come si cura
La terapia del fenomeno di Raynaud dipende sostanzialmente dalla presenza o meno di una malattia sistemica come causa sottostante. Come ricorda la FIRA, è indispensabile ridurre o eliminare i fattori di rischio, come il fumo di sigaretta, l’uso di sostanze ad attività vasospastica (ad es. il caffè), lo stress emotivo e l’esposizione al freddo. Nelle forme più severe si può consigliare l’uso di vasodilatatori sistemici per via orale (calcio-antagonisti), anti aggreganti o vasodilatatori per via infusiva.