Psoriasi, artrite reumatoide, morbo di Chron: il 25% dei pazienti colpiti da malattie autoimmuni croniche decide di interrompere le cure senza consultare il medico, nonostante la possibilità di andare incontro ad un peggioramento delle condizioni di salute. E’ quanto emerge dalla prima ricerca italiana di confronto sull’aderenza alle terapie nelle patologie autoimmuni, promossa nell’ambito del progetto Mosaico dall’Associazione Nazionale Malati Reumatici (ANMAR), dall’Associazione Nazionale per le Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino (AMICI Onlus) e dall’Associazione Nazionale Amici per la Pelle (ANAP Onlus).
L’aderenza alle terapie varia a seconda delle malattie: tra le persone che soffrono di psoriasi sono circa il 50% coloro che dichiarano di non seguire le indicazioni del medico in merito alle cure, percentuale che scende al 44% tra coloro colpiti da malattie infiammatorie croniche intestinali (malattia di Crohn e colite ulcerosa) e al 40% tra chi soffre di artrite psoriasica. I più aderenti risultano invece i pazienti affetti da patologie osteoarticolari che solo nel 36% dei casi dichiarano di avere un basso tasso di adesione al trattamento.
I pazienti più “disubbiedienti” sono quelli in cura con farmaci tradizionali, mentre le persone in terapia con farmaci biologici dimostrano di attenersi maggiormente alle raccomandazioni del medico, in termini di quantità, modalità e periodo di assunzione dei farmaci.
Ma quali sono le ragioni che spingono ad abbandonare le terapie? Molto dipende dal rapporto con il medico curante. Sono ancora numerosi i pazienti che si dichiarano insoddisfatti delle informazioni ricevute: si va dal 37% dei malati reumatici fino al 73% di quelli colpiti da psoriasi.
Anche i disturbi e i fastidi nell’assunzione della terapia possono avere un effetto negativo sull’aderenza: si è notato, infatti, come un numero elevato di pastiglie, forti effetti collaterali, necessità di assumere i farmaci più volte al giorno, magari sul luogo di lavoro o in concomitanza con i pasti, siano tutti aspetti che aumentano l’intensità del disturbo associato alla cura spingendo i pazienti ad abbandonarla.
«Siamo convinti che migliorare l’aderenza ai trattamenti sia possibile, ma non esiste un intervento universale, specifico e risolutivo, che possa essere raccomandato per tutti i pazienti», affermano gli esperti che formano il comitato scientifico del progetto Mosaico. Ci sono però «alcuni interventi, quali la piena condivisione di informazioni sulla patologia, il coinvolgimento dei pazienti nelle decisioni che riguardano le cure, l’attenzione alla scelta del trattamento in grado di assicurare un rapido controllo della malattia e quindi una migliore qualità di vita, che se opportunamente considerati e adottati possono favorire l’aderenza alle terapie e quindi migliorarne l’efficacia».