Salute

Le sanguisughe? Sono utili per cancellare le cicatrici

Il morso terapeutico di questi animaletti, allevati da ditte specializzate e venduti in confezioni monouso, è sfruttato nei casi di trapianti di pelle

Oggi, come al tempo dei Faraoni, le Hirudo medicinalis, ossia le sanguisughe, a volte sono indispensabili. Tanto è vero che, nel 2005, la Food and drug administration, cioè la massima autorità sanitaria statunitense, ne ha autorizzato l’uso come dispositivo medico. Alcuni specialisti inglesi sostengono l’efficacia delle sanguisughe contro l’infiammazione reumatica.
Ma in Italia, e in molti Paesi europei, il morso terapeutico delle sanguisughe è sfruttato principalmente in chirurgia plastica e microchirurgia della mano. Da almeno vent’anni. «Io me ne sono servito in alcuni trapianti di pelle, eseguiti per trasformare da brutte chiazze in sottili linee certe cicatrici lasciate dalla rimozione di tumori cutanei o da ustioni», racconta Maurizio Beretta, chirurgo plastico dell’azienda ospedaliera Fatebenefratelli e Oftalmico di Milano. «Infatti, a volte, il lembo trapiantato è sofferente: l’apporto di sangue è sufficiente dal momento che le arterie fanno il loro dovere, ma non le vene, e così il sangue ristagna». E se la zona diventa bluastra perché infarcita di sangue, il rischio è la necrosi, cioè la morte del tessuto.
Lo scarico venoso torna a funzionare quando si applicano le sanguisughe lungo la parte gonfia e scura (su un’area di 5 x 10 centimetri se ne mettono almeno sei). Con il loro intervento, questi animaletti svolgono due funzioni: trasferiscono al paziente con la saliva l’irudina, un potente anticoagulante, e nello stesso tempo secernono una sostanza anestetizzante, che rende il loro morso non doloroso.
In particolare, nessuna iniezione di anticoagulanti tradizionali è paragonabile all’irudina che, tra l’altro, al contrario dei farmaci, non dà effetti collaterali. «E comunque, in nessun’altra maniera potremmo ottenere un drenaggio simile a quello provocato dalle sanguisughe», continua Beretta. Drenaggio che continua per sette otto ore dopo che, ormai sazie, si sono staccate (cioè dopo un paio d’ore). La terapia va avanti ininterrottamente per 24 ore, rinnovando le sanguisughe a ciclo continuo. Nei tre quattro giorni successivi, si formeranno nuovi microvasi venosi e la circolazione sanguigna riprenderà regolarmente. «I pazienti, di solito, accettano di buon grado l’intervento se si spiega la sua utilità», spiega Beretta. «È d’altra parte ovvio che non si tratta delle stesse sanguisughe che vivono negli stagni. Sono allevate da ditte specializzate e vengono vendute immerse in soluzioni specifiche. Sono monouso e costano circa 18 euro ciascuna».
Maria Cristina Sparaciari – OK Salute e benessere

Ultimo aggiornamento: 11 giugno 2012

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