Da giorni è partito il tam tam sui siti e anche tra le persone sugli effetti della lattoferrina sul coronavirus che provoca Covid. Tutto è partito da uno studio svolto da ricercatori dell’Univesità di Roma Tor Vergata, pubblicata lo scorso luglio sulla rivista scientifica International Journal of Molecular Sciences. Ci vuole naturalmente grande prudenza, ma i primi risultati sono promettenti. Un po’ come sta accadendo con la vitamina D.
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Lattoferrina affama i virus e i batteri che si nutrono del ferro
Il team di scienziati ha cercato di indagare le cause della enorme differenza che ha questo virus sugli anziani rispetto ai bambini piccoli. L’ipotesi ha preso in esame la lattoferrina, di cui il latte materno è particolarmente ricco. La lattoferrina si trova anche nel latte bovino e in quello di capra. Questa proteina ha poteri antimicrobici e si combina con il ferro. In pratica compete con i microrganismi ferro-dipendenti, come il coronavirus. In questo modo aumenta le difese immunitarie e avrebbe anche un’azione diretta sulla membrana esterna di questi patogeni.
Questa proteina protegge dalle infezioni i bambini nei primi tre mesi
Il coronavirus si alimenta con il ferro che trova all’interno del nostro corpo. La lattoferrina lo riduce, quindi in un certo senso “affamerebbe” il virus, potenziando l’immunità innata di cui tutti noi disponiamo. I ricercatori cinesi hanno già studiato gli effetti sulla Sars, che è causata da un coronavirus cugino di Sars-Cov-2. Gli scienziati studiano da tempo la lattoferrina, che gioca un ruolo importante ad esempio nel prevenire le infezioni gastrointestinali dei neonati.
Lo studio
Come si diceva lo scorso luglio un team italiano ha pubblicato uno studio che aveva un titolo piuttosto indicativo. Si chiama infatti “La lattoferrina quale naturale barriera protettiva della mucosa intestinale e respiratoria contro l’infezione da coronavirus e l’infiammazione”.
Diciamo che il primo limite è che allo studio clinico hanno partecipato pochi pazienti, 32. L’età media era intorno ai 55 anni. Dieci di loro erano asintomatici, gli altri paucisintomatici, quindi con sintomi tra il lieve e il moderato. I ricercatori hanno messo sotto osservazione anche altre 32 persone sane, che non hanno ricevuto alcun trattamento.
I risultati di questo studio sostengono che il ruolo della lattoferrina sia duplice. Da una parte preventivo, perché aumenta le nostre difese immunitarie, dall’altra curativo perché diminuisce i tempi che impieghiamo a guarire.
I limiti dello studio sulla lattoferrina
In realtà i limiti di questa ricerca sono stati espressi anche dagli stessi ricercatori. Il primo, come già detto, è il numero esiguo di partecipanti. Per poter affermare che questa proteina possa agire contro il coronavirus occorre la partecipazione di molti più pazienti. Un altro limite è che il gruppo di controllo era formato da persone sane che non assumevano nulla. Negli studi invece il gruppo di controllo assume un placebo. Infine manca la revisione di un team di esperti indipendenti, come avviene quando si certifica uno studio. La professoressa Elena Campione, che ha guidato lo studio, ha annunciato che questi risultati sono solo la prima parte della ricerca e che ne pubblicherà presto altri che ha definito molto interessanti.
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