Salute

L’allenamento per il fegato: anche a bassa intensità migliora la steatosi

Nessun farmaco, con l'esercizio fisico aerobico o di resistenza si può ridurre un fegato grasso non-alcolico

E’ una delle malattie croniche più diffuse nel mondo occidentale, complice la dieta e l’alta incidenza di sovrappeso, obesità e diabete. Ma quando il fegato va in tilt, sovraccaricato dall’accumulo di grasso, la strategia potrebbe essere l’esercizio fisico: non importano l’intensità e la frequenza dell’allenamento, l’importante è mettersi in moto. Lo dimostra uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Sydney, appena pubblicato sul Journal of Hepatology, che puntano sull’adozione di uno stile di vita sano per ‘far arretrare’ il fegato grasso non-alcolico.

A differenza dell’accumulo di lipidi nelle cellule epatiche causato da un abuso di alcolici, questa forma patologica si manifesta allo stesso modo ma è al contrario strettamente a stili di vita errati, prima tra tutti l’alimentazione troppo ricca di grassi e zuccheri. Ad oggi non esistono farmaci approvati per trattare il fegato grasso non-alcolico e, generalmente, gli specialisti raccomandano una dieta, di perdere peso, soprattutto nella fascia addominale (il cosiddetto ‘grasso viscerale’) e il movimento fisico.

Gruppo San Donato

Su quest’ultimo rimedio, però, c’erano ancora delle perplessità: quanto allenarsi? E soprattutto, meglio sessioni aerobiche o di resistenza? La ‘formula’ giusta è stata proprio individuata dal team australiano, sottoponendo un gruppo di pazienti, tutti con ingrossamento del fegato ed eccesso di peso ponderale, a tre diversi programmi di allenamento: che fosse a bassa, media o alta intensità, e che prevedesse uno sforzo aerobico o di resistenza, il risultato positivo è lo stesso, in tutti i partecipanti si è osservato un miglioramento del 18-29 per cento della steatosi epatica. E sembra indipendente dall’effettivo calo di peso registrato dalla bilancia a fine programma. «Non ci sono tuttavia dati di supporto che l’esercizio fisico di per sè, senza una perdita di peso, migliori o faccia regredire il fegato grasso non-alcolico», si legge nell’editoriale di commento sulla rivista scientifica. «Ci sono evidenze preliminari che un allenamento vigoroso possa essere associato anche a un minore rischio di manifestare la condizione patologica».

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