Focus di Gianfranco Parati, professore ordinario di medicina interna all’Università di Milano Bicocca.
Quando non si riesce a tenere a bada la pressione alta con un virtuoso stile di vita, la soluzione sono i farmaci antipertensivi. Questo non vuol dire che il paziente non debba impegnarsi contro l’ipertensione! Primo obiettivo: dimagrire se è in sovrappeso, perché per ogni chilo perso la pressione scende di 1-2 millimetri di mercurio . Quindi ridurre il sale nella dieta e chiudere con il tabacco se fuma: una sigaretta fa salire la pressione per circa 15-16 minuti.
Poi si passa alla terapia, che il medico prescriverà tenendo conto di tutti i fattori individuali. Di solito la cura viene messa a punto con una serie di aggiustamenti nei tipi di farmaci e nei dosaggi, monitorando le risposte di ogni singolo paziente e gli eventuali effetti collaterali. Ecco le classi di antipertensivi, che possono essere usati anche in combinazione, tanto che esistono i cosiddetti farmaci associati, che riuniscono due principi attivi ad azione complementare.
• Diuretici
Aiutano a trasferire i fluidi da dentro a fuori dall’organismo. Sono usati specie se il danno è a livello renale (diuretici dell’ansa), se l’ipertensione si deve a un eccesso di sale o a un aumento del volume di sangue nelle arterie, nello scompenso cardiaco (diuretici tiazidici, antialdosteronici e dell’ansa) e nell’infarto del miocardio (antialdosteronici). Sono sconsigliati in caso di sindrome metabolica e di diabete.
• Antiadrenergici centrali, alfa e betabloccanti
Agiscono a livello cerebrale o sul traffico nervoso simpatico verso cuore e arterie, con liberazione di adrenalina e noradrenalina. Sono perciò utili se è stato diagnosticato un problema a livello del sistema nervoso simpatico. I betabloccanti sono controindicati nella sindrome metabolica, nel diabete e nell’asma, e possono avere effetti collaterali sulla sessualità maschile, ma possono essere usati in gravidanza e sono particolarmente indicati in caso di scompenso cardiaco e di cardiopatia ischemica associati a ipertensione.
• Calcio-antagonisti
Bloccano l’entrata di calcio nelle cellule. I diidropiridinici sono particolarmente indicati negli anziani e in gravidanza, ma sono usati anche in caso di angina, ipertrofia cardiaca e aterosclerosi carotidea e coronarica. Verapamil e diltiazen, invece, sono usati in caso di angina, aterosclerosi carotidea e tachicardia sopraventricolare. Sono tra i più potenti antipertensivi anche se possono dare effetti collaterali quali vampate al volto ed edemi alle caviglie e agli arti inferiori.
• Ace-inibitori
Agiscono su un enzima che regola la produzione della più potente sostanza vasocostrittrice, l’angiotensina II, e che di conseguenza regola la pressione arteriosa. Utili in caso di danno al rene, soprattutto se con proteinuria, scompenso cardiaco, disfunzioni cardiache o infarto, ateroscleosi carotidea e sindrome metabolica. Controindicati in gravidanza e nel periodo fertile. Possono dare tosse secca come effetto collaterale.
• Sartani (bloccanti dei recettori dell’angiotensina II)
Inibiscono l’innalzamento della pressione controllato dall’angiotensina II. Utili in caso di danni al rene e al cuore e di sindrome metabolica, sono controindicati in gravidanza e nel periodo fertile.
Gianfranco Parati, professore ordinario di medicina interna all’Università di Milano Bicocca