È normale che, nei neonati, il numero dei globuli bianchi sia molto più alto (anche doppio) rispetto a quello di un adulto: fino a 24mila per millimetro cubo di sangue, invece di 10-12mila. «Se però queste cellule superano quota 24mila si parla di iperleucocitosi e probabilmente è in corso un’infezione batterica e bisogna intervenire subito», spiega Paolo Tagliabue, direttore del reparto di neonatologia all’ospedale San Gerardo di Monza. «In termini tecnici si parla di infezione connatale, cioè di una patologia contratta nel grembo della mamma».
I sintomi
Il neonato rifiuta il cibo e presenta vomito, diarrea, riduzione dell’attività motoria spontanea, torpore. A volte c’è un ingrossamento della milza.
La diagnosi
Le analisi del sangue permettono di capire se un’infezione è in atto. Di norma si misura la concentrazione della proteina C reattiva (PCR), che raggiunge valori molto alti in caso di aggressione batterica. Nello stesso tempo, si esegue anche la coltura dei liquidi biologici (sangue, urina, talora liquido cefalorachidiano), per individuare i germi.
La terapia
«Fino a quando non viene identificata con precisione l’origine dell’infezione, si utilizza un mix di antibiotici (penicillina più aminoglicosidi) che coprono sia i batteri gram-positivi che quelli gram-negativi», dice Tagliabue. «In un secondo momento, sulla base dei risultati delle colture dei liquidi biologici, si mira meglio la terapia». Molto spesso, comunque, l’infezione è provocata dallo streptococco del gruppo B, presente (senza dare sintomi) nella vagina o nel retto della mamma.
Il rischio leucemia
Solo in rarissimi casi l’iperleucocitosi può essere il sintomo di una forma tumorale del sangue. Ma generalmente il numero dei globuli bianchi è molto più alto (70-100mila) e le analisi mostrano la presenza di cellule immature.
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