I nuovi interventi per le valvole cardiache miglioreranno la qualità della vita dei pazienti. Si vive sempre più a lungo ma, di fatto, non si smette di invecchiare. È un processo irreversibile che coinvolge organi e tessuti, e non risparmia le valvole cardiache. La mitrale e la aortica sul lato sinistro del cuore, la tricuspide e la polmonare nella parte destra. Con l’andare del tempo, possono incorrere in usura, fibrosi e calcificazioni che le rendono sempre meno efficienti, alterando la funzione contrattile del cuore.
Delle quattro, le più colpite sono in genere l’aortica e la mitrale, che tendono a restringersi (andando quindi incontro a stenosi) con conseguente aumento della pressione arteriosa. Oppure soffrono di insufficienza perché i lembi della valvola non chiudono perfettamente, causando rigurgiti di sangue.
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Fino alla fine degli anni Novanta era un’operazione molto complessa
«In presenza di una valvulopatia, fino a una ventina d’anni fa l’unica possibilità d’intervento era un’operazione molto complessa, riservata solo ai pazienti giovani o con un quadro clinico non compromesso». Francesco Maisano è direttore dell’Heart Valve Center dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. È fra i massimi esperti mondiali di riparazione mitralica e di patologie mitraliche e tricuspidali. Si trattava di fermare il cuore (circolazione extracorporea) e aprire il torace per riparare o sostituire la valvola difettosa.
L’arrivo dell’endoscopia
A questo intervento «tradizionale» si sono affiancate negli ultimi anni metodiche molto meno invasive grazie all’utilizzo delle tecniche per via endoscopica. In pratica, le valvole vengono riparate o sostituite tramite l’utilizzo di un catetere. Una volta introdotto dall’arteria del braccio o della gamba, arriva fino al cuore.
Il futuro, però, riserva altre sorprese. Perché a breve in sala operatoria entreranno sistemi tecnologici capaci di minimizzare i rischi e le complicanze e di ottimizzare, velocizzandola, l’azione del chirurgo.
Interventi per le valvole cardiache: arriva l’intelligenza artificiale
Fra i più innovativi c’è ARTERY (Autonomous Robotics for Transcatheter dEliveRy sYstems). Si tratta di un progetto di ricerca europeo sulle malattie cardiache strutturali. Il Politecnico di Milano collabora con l’IRCCS Ospedale San Raffaele, che fornisce la guida clinica nello sviluppo del programma. Fanno parte del gruppo, la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che si occupa della sensorizzazione del sistema, e l’Università Cattolica di Leuven, in Belgio, che coordina la robotica dei cateteri.
«ARTERY è un supporto tecnologico che, come un bravo assistente, agevola l’attività del medico, riduce la percentuale di errori e consente anche di risparmiare tempo. Perché in effetti, quanto più un intervento è preciso, rapido ed efficace, tanto più breve sarà la degenza e migliore sarà il recupero post operatorio».
Un aiuto agli operatori meno esperti
Quali saranno gli ambiti di applicazione nei prossimi anni? «Al momento siamo in una fase preclinica e ARTERY non è stato ancora testato né sugli animali né sull’uomo. Da subito potrà essere utilizzato per il training dei cardiochirurghi. Proprio come accade ai futuri piloti d’aereo con un simulatore di volo, consente di fare pratica in maniera virtuale ma realistica, senza timore di sbagliare. Questa tecnologia aiuterà a colmare il gap d’esperienza in quegli ospedali dove si fanno meno interventi per disturbi valvolari».
L’uso della realtà aumentata
«Non ultimo, l’immagine a realtà aumentata dei dettagli anatomici dell’albero vascolare del paziente, proiettata sul torace in sala operatoria, sarà d’aiuto agli operatori meno esperti durante i trattamenti percutanei che richiedono l’impiego della fluoroscopia. È una metodica per seguire l’avanzamento del catetere nei vasi e i suoi movimenti nel cuore basata sull’utilizzo dei raggi X, che sono un fattore di rischio per tutte le persone presenti in sala».
Interventi per le valvole cardiache: tecniche diverse per ogni tipo di paziente
Le opzioni chirurgiche di ultima generazione offrono nuove speranze a tutti, compresi i più anziani. Già da tempo l’impianto della valvola aortica via transcatetere (o TAVI, da Transcatheter Aortic Valve Implantation) viene applicato per via endoscopica anche a pazienti over 75 e oltre. Questo, pur in presenza di patologie pregresse come diabete, ipertensione o malattie renali.
La grave insufficienza della mitrale può essere curata con il mitraclip. È una sorta di molletta che, posizionata sui lembi della valvola, evita il riflusso di sangue dal ventricolo all’atrio sinistro.
Sarà il paziente a scegliere
«Il paziente va informato sui benefici e sui rischi di ogni intervento e dev’essere lasciato libero di scegliere. Per esempio, gli si dovrà spiegare che le protesi biologiche in sostituzione delle valvole durano un po’ di meno. Hanno però il vantaggio di essere associate alla terapia anticoagulante soltanto per qualche mese. Viceversa, le valvole meccaniche non si deteriorano ma richiedono gli anticoagulanti per tutta la vita. Ecco perché, per esempio, non possono essere proposte a una donna giovane che progetta una gravidanza».
Interventi per le valvole cardiache: l’importanza dei controlli
Al di là della chirurgia, la differenza la fa comunque l’individuazione del problema in fase preclinica. «L’evoluzione delle patologie valvolari è lenta e produce sintomi sfumati. Poco per volta diventano più intensi fino a sfociare nello scompenso cardiaco permanente. La difficoltà nella respirazione e la stanchezza, che compaiono soprattutto nell’anziano dapprima durante lo svolgimento dell’attività fisica e poi anche a riposo, spesso vengono sottovalutati e imputati all’età. Ecco perché è indispensabile rivolgersi al più presto allo specialista. Non dimentichiamo che anche un banale “soffio al cuore”, associato ad affanno costante, potrebbe essere la spia di una valvola che non si apre o non si chiude in modo corretto».
Le precauzioni dopo gli interventi per le valvole cardiache
Dopo quanto tempo la persona che ha affrontato il trattamento chirurgico per una valvulopatia può considerarsi guarita? Molto dipende dal tipo di intervento.
Insufficienza mitralica primaria
Se individuata precocemente e curata con chirurgia mininvasiva, il paziente potrà tornare alla vita di prima senza essere necessariamente considerato un soggetto cardiopatico. Sarà sufficiente che si sottoponga a una visita cardiologica con ecocardiogramma ogni uno-due anni.
Se invece la medesima patologia si evidenzia su un cuore già compromesso e il rischio operatorio è alto per la presenza di altre malattie associate, l’intervento rappresenterà lo step di un percorso riabilitativo più articolato, che implicherà una degenza più lunga e controlli periodici più ravvicinati. In seguito, andranno definite con l’aiuto del medico le precauzioni da assumere nello svolgimento dell’attività fisica. Bisognerà evitare anche il contatto con germi e batteri pericolosi per il cuore.
Le patologie valvolari in cifre
Secondo le proiezioni Eurostat si prevede che da qui al 2040 le patologie cardiache strutturali riguarderanno 20 milioni di over 65 nei Paesi dell’Unione europea, di cui 2,5 milioni in Italia. È un fenomeno in crescita, che ben presto potrebbe diventare emergenza sociale. Si tratta di disturbi che spesso vengono diagnosticati in ritardo, precludendo così la possibilità di un intervento rapido e risolutivo.