Si parla di insufficienza respiratoria quando l’apparato respiratorio non riesce a garantire il corretto scambio di ossigeno tra il flusso sanguigno e l’ambiente esterno. È acuta se l’insorgenza è improvvisa e molto veloce, è cronica se si manifesta progressivamente.
In questo articolo
Insufficienza respiratoria acuta
Le cause possono essere diverse:
- polmoniti,
- crisi asmatica,
- edema polmonare,
- embolia polmonare,
- intossicazione dopo aver respirato tossine.
Insufficienza respiratoria cronica
Le cause possono essere:
- la broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco),
- la fibrosi polmonare,
- l’ipertensione polmonare,
- la sclerosi laterale amiotrofica (Sla),
- le malattie cardiache congenite,
- la fibrosi cistica.
Quali sono i sintomi?
I sintomi tipici sono:
- la dispnea, cioè la mancanza di respiro,
- la conseguente riduzione della saturazione dell’ossigeno,
- l’aumento dei valori dell’anidride carbonica,
- l’incapacità di usare in modo idoneo i muscoli accessori della ventilazione,
- sonnolenza,
- aumento degli atti respiratori,
- sudorazione eccessiva.
Come si arriva alla diagnosi della insufficienza respiratoria?
Sono diverse le indagini che possono portare alla diagnosi. Le principali sono:
- emogasanalisi: si preleva un campione di sangue arterioso per misurare le quantità di ossigeno e anidride carbonica,
- radiografia del torace: esame radiologico di base che individua le principali alterazioni del polmone, del cuore e della gabbia toracica,
- spirometria: indaga la capacità dei polmoni di scambiare ossigeno e la pervietà dei bronchi,
- TAC del torace: consente la diagnosi della maggior parte delle malattie polmonari,
- ecocardiogramma: mette in risalto dimensioni e capacità di funzionamento del cuore e delle sue valvole, per individuare la presenza di malattie cardiache che possono favorire l’insufficienza respiratoria.
Insufficienza respiratoria: terapie
La terapia principale è l’ossigenoterapia. Consiste nel somministrare una quantità supplementare di ossigeno con cannule nasali o maschere facciali per far tornare a livelli normare la quantità di ossigeno nel sangue arterioso.
Può essere utilizzato o durante l’emergenza per superare l’evento acuto, o a lungo termine quando l’insufficienza è cronica. Si tratta dell’ossigeno-terapia a lungo termine (OTLT).
Sarà l’emogasanalisi a dire al medico quale sia il flusso di ossigeno da prescrivere.
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