Durante le soste ai semafori, in attesa di attraversare la strada, nelle ore maggiormente trafficate o percorrendo gallerie o strade dove la concentrazione di macchine, motorini e autobus è più fitta. Sono diversi gli scenari in cui, camminando o pedalando per le grandi città italiane, una persona si può rendere conto della quantità di smog che la circonda e di quanto, inevitabilmente, ne respira.
L’attenzione e l’interesse sugli effetti che l’inquinamento cittadino può avere sulla salute sono aumentati. Non solo perché a mettere in guardia sono i report europei e la comunità scientifica, ma soprattutto perché l’aria inquinata è diventata ormai un fatto evidente.
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Inquinamento cittadino in Italia
«L’Italia continua a essere il primo Paese europeo per decessi prematuri dovuti all’inquinamento atmosferico (più di 52.000 decessi annui da Pm2.5, pari a un quinto di quelli rilevati in tutto il continente, dati Legambiente, ndr). Cioè dovuti all’esposizione di biossido di azoto, polveri sottili, come PM10 e PM2.5, e composti volatili prodotti da combustione della legna, biomasse, combustione di gas per il riscaldamento degli edifici, traffico, allevamenti intensivi, attività industriali e attività agricole» fa sapere Alessandro Miani, presidente della Società italiana di medicina ambientale e professore del Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali all’Università Statale di Milano.
I livelli di inquinamento in diverse città sono ancora molto lontani dai limiti normativi previsti per il 2030. Come riporta il report 2022 di Legambiente, Mal’Aria di città. Cambio di passo cercasi, 29 città italiane su 95 monitorate hanno superato i valori massimi giornalieri di PM10. Le situazioni peggiori a Torino, Milano, Modena, Asti, Padova e Venezia.
Il nord e la Pianura Padana
«La situazione è sentita in particolare nelle grandi città, dove c’è una forte antropizzazione e scarsità di verde. Nel caso specifico di Milano, invece, la città è circondata da un ingente tessuto produttivo-industriale e il traffico veicolare incide più che nella media nazionale» continua l’esperto. «In media in Italia l’inquinamento da traffico incide per il 23%, a Milano siamo intorno al 79%».
Più in generale, «il nord Italia e la Pianura Padana in particolare, sono tra le zone più inquinate d’Europa anche per la loro conformazione geografica. Con le Alpi e gli Appennini che fanno muro, è come se quell’area fosse una grande camera dalle pareti molto alte, che rendono l’aria ferma. Tutto ciò che viene immesso in quella zona, ci resta perché c’è poco ricircolo. Solo in caso di grandi e prolungate piogge, o forti venti, si può avere un miglioramento della sua qualità».
Effetti sulla salute
L’effetto negativo dello smog sulla salute riguarda tutto l’organismo, ma in particolare l’apparato cardiovascolare, con aumenti degli infarti e degli ictus cerebrali documentati nei giorni di picco delle polveri sottili. «La frazione più piccola di queste particelle raggiunge gli alveoli polmonari, passa la barriera ematica e tramite il circolo sanguigno può raggiungere qualsiasi organo», specifica Miani. «Ci sono molti studi che indicano come sia le polveri sottili, sia altri composti dovuti all’inquinamento atmosferico incidono in maniera negativa favorendo lo sviluppo di svariate patologie croniche».
Come proteggersi dall’inquinamento cittadino
Anche fare attività fisica in città inquinate non fa bene alla salute. «Chi cammina velocemente o pedala», continua il presidente Sima, «ha una frequenza respiratoria maggiore rispetto a chi passeggia lentamente. Questo significa che immette più aria, e più volte, nell’arco di un minuto. Quindi se l’aria è inquinata, vuol dire inalare una maggiore quantità di smog».
Tre consigli
1. Evitare di andare in bici, correre o fare camminate nelle ore di massimo traffico nella propria città. Scegliere piuttosto la mattina presto o la sera tardi, quando la circolazione di auto e mezzi è defluita.
2. Se non è possibile evitare gli orari di maggiore traffico, utilizzare le mascherine. Quelle chirurgiche non sono efficaci, mentre le tipologie Ffp2 o Ffp3 possono andare bene, meglio se studiate appositamente per l’attività fisica, con filtro di ricambio, altrimenti non permettono un’ottima capacità respiratoria. Mascherine di questo tipo sono in grado di schermare dalle polveri più grosse, come le PM2.5 e PM10, e non dalle più sottili, ma si tratta già di un buon livello di protezione.
3. In estate evitare, nei giorni afosi e molto inquinati, di fare attività sportiva nei parchi, sotto le fronde di alberi resinosi, come pini, abeti o larici. Questo perché il caldo, l’umidità e i terpeni – ossia composti organici volatili che si liberano dalla resina – generano ozono a livello del terreno, chiamato smog fotochimico. Il rischio è uscire per praticare sport, pensando di ottenere benefici, e tornare a casa con (potenzialmente) mal di testa o addirittura nausea, se si è esposti a questo processo. È possibile soprattutto nei parchi romani, ricchi di alberi resinosi.
Aree verdi, ciclabili e inquinamento cittadino
Andare a vivere vicino ad aree verdi e incrementare l’utilizzo della bici, in entrambi i casi se la città lo permette, sono alcuni degli strumenti che possono diminuire i danni dell’inquinamento cittadino e migliorare lo stato di salute della popolazione.
«L’Organizzazione mondiale della sanità consiglia 5000 metri quadrati di verde urbano accessibile a 300 metri di distanza dai condomini e dagli uffici per ridurre di 43.000 i decessi per tutte le cause a livello europeo» fa sapere Miani.
Uno studio condotto invece dai ricercatori del Barcelona Institute for Global Health, ha rilevato che l’espansione delle reti ciclistiche potrebbe fornire notevoli benefici economici e sanitari. La ricerca, pubblicata sulla rivista Preventive Medicine, stima che se tutte le città studiate (167 in Europa) raggiungessero una quota di utilizzo della bicicletta pari al 24,7%, si potrebbero evitare oltre 10 mila morti premature ogni anno.
«Se fatte bene e distanziate dalle strade», conclude l’esperto, «le piste ciclabili permettono di ottenere questo risultato perché si riduce l’esposizione allo smog in mezzo al traffico. E anche perché si aumenta l’attività fisica condotta su bicicletta, a scapito della sedentarietà sui mezzi pubblici».