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Infarto e meteo: dimostrato il legame

Un nuovo studio tutto italiano evidenzia la correlazione tra bruschi cali termici e gli eventi cardiaci. Si apre la possibilità di poter prevedere l'infarto

Le previsioni del tempo potrebbero aiutare a prevedere anche un eventuale infarto. Uno studio condotto da un gruppo di scienziati italiani ha dimostrato che esiste un legame tra il clima e l’infarto, rendendo possibile fare previsioni in tal senso anche con giorni di anticipo. A portare avanti la ricerca che apre nuove possibilità di intervento un team di ricercatori italiani coordinati dal professor Francesco Versaci, direttore della Cardiologia dell’Ospedale Santa Maria Goretti di Latina, uno dei centri italiani più attivi per la cura dell’infarto mediante angioplastica coronarica. Conosci tutti i sintomi dell’infarto? Scoprili cliccando qui.

La ricerca italiana, tre gli ospedali coinvolti

I ricercatori hanno messo sotto osservazione più di 5.000 persone colpite da infarto miocardico acuto. Gli esperti hanno sottoposto i pazienti a controlli per cinque anni. Tutti erano stati sottoposti ad angioplastica primaria, svolta in tre centri, due nel Lazio e uno in Molise. Si tratta dell’Ospedale Santa Maria Goretti di Latina, della Cardiologia del Policlinico Tor Vergata di Roma e dell’ospedale Cardarelli di Campobasso. Gli esperti hanno indagato sulle possibili correlazioni tra infarto STEMI, quello miocardico acuto, e le variabili climatiche quali temperatura, umidità, pioggia, pressione atmosferica forniti dal Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare di Pratica di Mare.

Gruppo San Donato

Qual è l’infarto STEMI? 

L’infarto miocardico acuto è quello comunemente chiamato attacco di cuore. Si tratta di uno dei più gravi eventi cardiovascolari. Accade quando il flusso di sangue diretto verso una zona del cuore si blocca a causa dell’ostruzione di una o più arterie.

Qual è la differenza tra infarto e arresto cardiaco?

L’infarto avviene quando un’arterie coronaria si chiude per svariati motivi. Di conseguenza l’apporto di sangue al cuore diventa insufficiente, causando la morte di un certo numero di cellule cardiache.

L’arresto cardiaco accade quando il cuore si ferma. Le cause all’origine dell’arresto cardiaco possono essere molte, compreso l’infarto. Quindi l’arresto cardiaco non è un sinonimo dell’infarto, bensì una possibile conseguenza.

I risultati dello studio italiano 

L’infarto colpisce di più in alcune parti della giornata e in alcune stagioni. Naturalmente l’aterosclerosi è la causa principale. Leggi qui la guida completa di Ok sull’aterosclerosi. Ci sono però molti fattori che possono contribuire a scatenarlo. «Tra questi il clima ha un impatto significativo sul rischio. Esistono delle complesse interazioni stagionali» spiega il professor Francesco Versaci. Si tratta della combinazione tra:

  • basse temperature,
  • maggiore umidità e giornate meno piovose in inverno,
  • temperature più elevate in estate

che aumentano la probabilità di infarto.

Dito puntato contro le brusche riduzioni della pressione atmosferica

«In particolare sono le brusche riduzioni della pressione atmosferica che possono con giorni di anticipo evidenziare una maggiore incidenza di infarto in tutte le stagioni dell’anno. Tali risultati – sostiene ancora Versaci – hanno importantissime implicazioni sulle strategie terapeutiche dei pazienti: riuscire a prevedere con anticipo i giorni considerati con bollino rosso per infarto offre la possibilità di prevenzione dei pazienti a maggior rischio di problemi cardiovascolari e ulteriori possibilità organizzative per il sistema dell’emergenza sanitaria».

In pratica potrà essere messo a punto un calendario come quello molto utile agli allergici ai pollini per controllare il rischio cardiaco. Naturalmente eseguire dei controlli regolari, i cosiddetti screening, è fondamentale. Qui puoi trovare quali controlli fare e ogni quanto.

Infarto e meteo: fetoenomeno già studiato anche negli Stati Uniti

Anche una ricerca dell’Università del Michigan negli Stati Uniti ha dimostrato che cali repentini di temperatura possono aumentare in modo significativo il rischio di eventi cardiaci anche mortali. Gli esperti hanno calcolato tutte le fluttuazioni delle temperature registrate prima di ogni attacco cardiaco delle persone esaminate. Lì si è capito che ogni 5° di sbalzo, c’è il 5% in più di possibilità di avere un attacco cardiaco. Clicca qui se vuoi approfondire l’argomento.

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