Quanto può durare l’immunità al coronavirus? È questa la domanda delle domande. Alcuni studi precedenti avevano fatto preoccupare non poco gli addetti ai lavori e tutta la popolazione mondiale, perché sostenevano che si rimanesse immuni a Covid per poco tempo. Ora arrivano due studi, uno americano e l’altro italiano, che invece dimostrano come l’immunità possa durare per lungo tempo, anche per decenni.
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Immunità al coronavirus: lo studio americano
Andiamo per ordine e partiamo dalla ricerca fatta dal prestigiosa La Jolla Institute of Immunology. Il loro studio evidenzia come l’immunità potrebbe durare anni, forse decenni. Si tratta della prima risposta positiva. Otto mesi dopo l’infezione la maggior parte delle persone guarita da Covid ha ancora un numero sufficiente di anticorpi per respingere il virus e prevenire il ritorno della malattia. Fortunatamente queste cellule scemano molto lentamente e restano nel corpo umano per un periodo molto lungo. Si tratta del più importante studio mai realizzato sulla memoria immunitaria al coronavirus svolto finora.
Immunità al coronavirus: la ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità
Passiamo ora alla ricerca italiana portata a termine dai ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità. Il team ha scoperto che gli anticorpi che bloccano la proteina “spike” del virus Sars-Cov-2 resistono nelle persone che hanno contratto la malattia. I ricercatori hanno analizzato i dati dei test sierologici fatti su un campione di persone residenti in cinque comuni del Trentino, duramente colpiti dal virus nella prima fase dell’epidemia. Si tratta dei comuni di Canazei, Campitello, Vermiglio, Borgo Chiese e Pieve di Bono-Prezzo.
Oltre 6.000 persone testate
La ricerca italiana si è svolta in due periodi diversi. La prima nel mese di maggio. Il gruppo di ricerca ha esaminato 6.100 persone. Dopo quattro mesi ha riesaminato chi era risultato positivo al coronavirus. I risultati hanno dimostrato che il 23% della popolazione aveva anticorpi contro il virus Sars-cov-2.
La seconda ricerca si è appena conclusa. In un primo momento i ricercatori avevano visto una veloce diminuzione degli anticorpi nel 40% delle circa 1.000 persone positive. L’équipe ha però analizzato anche i campioni per un altro tipo di anticorpi, diretti contro la proteina Spike, scoprendo che in tre casi su quattro c’erano ancora.
“I risultati dello studio sono rilevanti nella comprensione della dinamica e della longevità dei vari tipi di anticorpi e della capacità neutralizzante degli anticorpi anti-spike, con importanti implicazioni per l’uso dei vaccini anti Covid, al momento in fase di valutazione, basati su questa proteina di Sars-cov-2”. Paola Stefanelli è primo ricercatore e direttore del reparto malattie prevenibili da vaccino-laboratori di riferimento.
Altri studi convergono su questi risultati
Anche altri centri di ricerca americani stanno arrivando agli stessi risultati sull’immunità al coronavirus. I ricercatori dell’Università di Washington, guidati dall’immunologa di fama mondiale Marion Pepper, hanno dimostrato che alcune cellule hanno la memoria immunitaria per almeno tre mesi. Uno studio pubblicato pochi giorni fa ha scoperto che le persone guarite da Covid hanno cellule immunitarie specifiche potenti e protettive anche quando gli anticorpi non possono essere identificati.