L’immersione è un’attività ricreativa sicura e benefica per il fisico e la mente. Gli incidenti sono rari e l’attività con autorespiratore è più sicura di quella in apnea, dove il subacqueo non ha alcuno strumento che può aiutarlo a rispettare i propri limiti nel consumo dell’ossigeno (con il rischio di perdita di coscienza e sindrome da sommersione). Uno dei rischi è la patologia da decompressione (PDD), una malattia infiammatoria scatenata dal rapido passaggio da un ambiente a pressione alta a uno a pressione bassa. L’azoto, un gas naturalmente disciolto nei tessuti, si libera innescando la generazione di bolle che irritano l’endotelio, la parete interna dei vasi sanguigni. In risposta a questa irritazione, l’endotelio rilascia una «polvere» cellulare (in inglese cell dust, composta da citochine) che induce i globuli bianchi ad assumere una forma simile a quella di un polipo. A causa di questo cambiamento, i globuli bianchi si attaccano ai vasi sanguigni, ne lacerano la parete e passano nei tessuti causando infiammazione.
Quali sono le cause?
Questa patologia si riscontra nei subacquei che, durante l’immersione, risalgono in superficie senza consentire il graduale smaltimento dell’azoto. Di recente è stata riconosciuta una predisposizione genetica a sviluppare la patologia da decompressione che può essere valutata tramite un semplice prelievo di sangue.
Leggi anche: Pressione bassa o ipotensione
Come si manifesta?
In generale tutti i disturbi che insorgono dopo la risalita sono da attribuire alla patologia da decompressione. La gravità dipende dal tipo di tessuto infiammato. Spesso si tratta di sintomi minori, come prurito e sensazione di stanchezza. Talvolta il danno è più grave: vertigini, gonfiore degli arti, problemi a deambulare, paralisi temporanea. Quando il danno è traumatico, con rottura del tessuto polmonare, si parla di embolia gassosa arteriosa (EGA).
Come si cura?
Tutte le forme di patologia da decompressione necessitano all’inizio di due interventi: bere acqua per diluire le particelle infiammatorie e respirare ossigeno in modo da bloccare i globuli bianchi. Nei casi minori la patologia da decompressione si risolve completamente entro 30 minuti. Nelle forme gravi, invece, bisogna attivare il 118 per raggiungere l’ospedale dove poi si verrà indirizzati verso il più vicino centro iperbarico. La camera iperbarica è in grado di risolvere la patologia anche grave. In alcuni casi può rendersi necessario un percorso di riabilitazione.
Leggi anche: Esami del sangue: la guida completa
Si può fare prevenzione?
Per praticare l’immersione è necessario acquisire un brevetto. Nel corso della formazione gli aspiranti subacquei verranno istruiti sui tempi di risalita: in generale bisognerebbe risalire 10 metri al minuto e fare una breve sosta di sicurezza (che può durare dai quattro ai cinque minuti) a 5 metri dalla superficie dell’acqua. È fortemente raccomandata una visita effettuata da un dottore che conosca la medicina subacquea. Infine, bisogna assicurarsi di utilizzare l’attrezzatura appropriata.
Focus a cura di Pasquale Longobardi, Direttore Sanitario del Centro Iperbarico di Ravenna
In questo articolo
Leggi anche…
None found