Il talco può causare il tumore dell’ovaio? Si riapre il dibattito dopo che Johnson & Johnson ha fatto sapere che pagherà quasi 6,5 miliardi di dollari per risolvere le cause civili intentate da moltissime donne con la medesima accusa: il talco prodotto dal colosso farmaceutico americano avrebbe contenuto tracce di amianto e provocato loro il tumore ovarico. Benché abbia sempre smentito questa tesi, l’azienda ha comunque ritirato da tempo il talco in questione dal mercato. In passato Johnson & Johnson era già stata condannata a risarcire, per lo stesso motivo, alcune sue clienti per quasi 9 miliardi di dollari.
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Talco e amianto: qual è la relazione?
Perché spesso, come nel caso delle vicende giudiziarie di Johnson & Johnson, talco e amianto sono associati? Il motivo sta nel fatto che entrambi sono minerali contenenti magnesio e silicio, si formano in contesti naturali simili e, pertanto, possono subire delle contaminazioni. Per questo motivo, il talco può contenere tracce di amianto, sostanza in grado di provocare fibrosi polmonare, insufficienza respiratoria e forme tumorali, come il mesotelioma, negli individui fortemente esposti. Secondo l’International Agency for Research on Cancer (IARC), l’amianto è stato infatti classificato come cancerogeno per l’uomo, così come il talco contenente amianto (gruppo 1).
Tuttavia, come ci ha anche ricordato Anna Franzetti, Responsabile dell’Area Divulgazione di missione e progetti educativi di Fondazione AIRC, in una vecchia intervista, oggi il talco impiegato nell’ambito cosmetico, alimentare e farmaceutico viene estratto da miniere che non presentano contaminazioni di amianto. Dagli anni Settanta, infatti, la legge impone che i prodotti a base di talco per l’igiene personale (e non solo) siano del tutto privi di amianto, tant’è che le sedi d’estrazione contaminate sono ormai inattive da decenni.
Ad oggi, quindi, il problema di un’eventuale presenza di amianto nel talco d’uso comune è inesistente. Non si può dire la stessa cosa per i decenni che precedono l’entrata in vigore della legge, quindi prima degli anni Settanta. Ciò ha dato il via a una serie di cause giudiziarie, soprattutto contro Johnson & Johnson, il produttore del più famoso talco per adulti e bambini, incentrate sul possibile legame tra l’utilizzo di talco per l’igiene intima e l’insorgenza del tumore all’ovaio. A fare da eco, poi, sono state alcune inchieste giornalistiche che hanno fatto emergere degli insabbiamenti, da parte dell’azienda statunitense, in merito alla presenza di amianto nel talco prodotto nei primi anni Settanta.
Il talco privo di amianto può causare il tumore dell’ovaio?
L’International Agency for Research on Cancer (IARC) ha classificato il talco non contenente amianto tra i non cancerogeni per l’uomo (gruppo 3), collocando in via prudenziale l’uso perineale del talco tra i possibili cancerogeni per l’uomo (gruppo 2B). Come mai, dunque, la IARC non esclude che il talco privo di tracce di amianto impiegato nell’area dei genitali possa aumentare il rischio di cancro ovarico?
La debolezza degli studi caso-controllo
Perché nel corso degli anni sono stati condotti alcuni studi, i cosiddetti caso-controllo, con l’obiettivo di comprendere eventi o abitudini comuni tra le donne che poi si sono effettivamente ammalate di tumore dell’ovaio (i “casi”) e quelle che non si sono ammalate (i “controlli”). L’idea era quella di quantificare l’uso di talco per l’igiene intima in base alle dichiarazioni delle donne intervistate. I risultati, che in molti casi hanno evidenziato una correlazione tra l’impiego del talco sui genitali e l’insorgenza del cancro ovarico, sono tuttavia poco attendibili perché spesso i ricordi sono labili e possono subire diverse influenze.
Gli studi di coorte, più affidabili, non hanno mostrato relazioni tra uso di talco e tumore dell’ovaio
Diverso è il caso degli studi di coorte, nei quali le donne sane reclutate sono state seguite per un certo periodo di tempo dai ricercatori, con lo scopo di raccogliere dati sulle loro abitudini, tra le quali anche l’uso del talco nella zona perineale ed endovaginale. Dai dati raccolti è emerso che tra le donne che avevano sviluppato un tumore dell’ovaio non vi era un numero di utilizzatrici di talco più alto della media. Come ci ha confermato anche la dottoressa Franzetti, infatti, le prove scientifiche accumulate in questi ultimi anni, che hanno impiegato campioni più grandi e metodi più rigorosi rispetto agli studi caso-controllo, non dimostrano alcuna relazione tra l’uso di talco e aumento del rischio del tumore dell’ovaio.
Come ci ha ricordato anche Vito Trojano, Presidente nazionale della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), in questa intervista sulle bufale più famose sui tumori, gli studi di coorte svolti su questo argomento sono numerosissimi. «L’ultimo in ordine cronologico è stato pubblicato sulla rivista Jama nel 2020 e ha analizzato i dati di quattro precedenti lavori americani svolti su 252.745 donne. Dai risultati non è emersa alcuna associazione significativa tra l’uso del talco sui genitali e il rischio di tumore ovarico. Quindi chi ha usato il talco nell’igiene intima non ha motivi per allarmarsi».
Si può continuare a usare il talco nella zona dei genitali?
Alla luce di questi dati, non ci sono particolari ragioni per allarmarsi, neanche se si è fatto uso di talco nell’igiene intima in un recente passato. Tuttavia, non avendo ancora dati certi e risolutivi sul possibile legame tra l’impiego di talco e l’insorgenza del tumore dell’ovaio, Franzetti e Trojano suggeriscono di evitare l’uso del talco a livello perineale ed endovaginale in via del tutto precauzionale.