Il mal di schiena è la principale causa di assenza dal lavoro e di disabilità nel mondo. Quasi tutti noi siamo stati colpiti nella vita: un dolore acuto e l’impossibilità di muoverci. Si è sempre pensato che fosse lo stile di vita il responsabile, ma ora uno studio dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano ha individuato anche un gene che predispone alla degenerazione del disco vertebrale: è il gene del recettore della vitamina D.
La presenza di una variazione genetica alla base della degenerazione del disco
I ricercatori italiani hanno scoperto che la presenza di una particolare variante del gene del recettore della vitamina D è collegata al processo di degenerazione del disco vertebrale.
Impossibile incidere sulla variazione genetica, ma solo sugli stili di vita
Questa scoperta apre la strada a nuove strategie di prevenzione: non è infatti possibile cambiare questa propensione scritta nel DNA, ma è sicuramente utile esserne consapevoli e adottare uno stile di vita sano, evitando di esporsi anche ai fattori di rischio ambientali, per ritardare l’insorgere del mal di schiena cronico e limitare gli effetti negativi sulla qualità della vita.
2000 pazienti analizzati in tutta Europa
I ricercatori, coordinati dalla dottoressa Alessandra Colombini, hanno analizzato in 2000 pazienti in tutta Europa, le patologie legate alla degenerazione del disco intervertebrale, ovvero la struttura fibro-cartilaginea che fa da “ammortizzatore” tra una vertebra e l’altra.
Cos’è il gene del recettore della vitamina D
Lo studio ha messo sotto osservazione il DNA di 200 pazienti italiani con patologie della colonna, allo scopo di valutare la correlazione tra la degenerazione del disco e le varianti nel gene del recettore della vitamina D, un potente ormone che da studi di biologia di base ha dimostrato di avere effetti metabolici a livello delle cellule presenti nel disco intervertebrale.
Agisce sul mal di schiena indipendentemente dagli altri fattori di rischio
«Abbiamo individuato delle varianti, dette polimorfismi, nel gene del recettore della vitamina D che possono essere considerate predisponenti per lo sviluppo della degenerazione del disco intervertebrale – afferma la dottoressa Colombini – questo indipendentemente dall’associazione delle patologie discali con specifici fattori di rischio osservati nel nostro studio, come la storia familiare, l’età avanzata, il fumo, l’obesità, la frequente esposizione a vibrazioni e un’attività lavorativa che richieda un notevole sforzo fisico».
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