La mononucleosi è un’infezione sostenuta dal virus Epstein-Barr, appartenente alla famiglia dei virus erpetici. Si trasmette tramite la saliva, per questo viene definita anche malattia del bacio. Di solito il contagio avviene tra i 15 e i 35 anni, anche se non mancano casi nella prima infanzia o in età avanzata, molto spesso asintomatici. Oltre il 90% degli adulti presenta anticorpi anti Epstein-Barr virus, indice di un precedente contagio. Ce ne parla Roberto Luzzati, direttore della struttura complessa di malattie infettive dell’Azienda sanitaria universitaria Giuliano-Isontina all’Ospedale Maggiore di Trieste.
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Quali sono i sintomi e le terapie della mononucleosi
Avvenuta l’infezione, dopo un periodo d’incubazione di quattro-otto settimane, si possono ravvisare mal di gola, con placche bianco-giallastre sulle tonsille, difficoltà nella deglutizione e ingrossamento dei linfonodi del collo, del fegato e della milza. Talora può comparire anche un esantema, ossia una lesione cutanea rosata che ricorda, nella forma e nelle dimensioni, il morbillo. L’unica terapia disponibile, rappresentata da farmaci antinfiammatori, è solo di supporto.
Quali sono le complicanze
Una delle complicanze più temute della mononucleosi è la rottura della milza, poiché il virus ne induce l’ingrossamento aumentandone la fragilità. Per questo, in genere, si consiglia di verificarne l’integrità con un’ecografia addominale. La guarigione completa avviene in due-tre settimane, ma spesso permangono febbriciattola e debolezza per alcuni mesi.
Ci possono essere recidive
Dopo la prima infezione il virus rimane presente nei linfociti dell’individuo guarito e può riattivarsi successivamente in condizioni di deficit del sistema immunitario, ad esempio dopo un trapianto d’organo oppure di midollo osseo. Questo risveglio può provocare sintomi quali debolezza, disturbi del sonno, confusione mentale, dolori articolari e muscolari.
Secondo studi recenti condotti negli Stati Uniti e in Asia, la riattivazione del virus Epstein-Barr è anche una delle conseguenze del cosiddetto Long Covid, un termine con cui si indica l’insieme delle manifestazioni cliniche che possono permanere dopo l’infezione da coronavirus. Circa il 30% dei pazienti che ha superato favorevolmente il Covid, infatti, per alcuni mesi sperimenta debolezza, confusione mentale, insonnia, cefalea, dolori articolari e muscolari, arrossamenti cutanei e disturbi intestinali. E oltre la metà di loro presenta degli esami di laboratorio che dimostrano anche la riattivazione del virus della mononucleosi.