Non c’è parola più chiara, per descrivere lo stato confusionale in cui possono entrare le persone con Alzheimer, che il termine “delirium”. Nonostante non siano pochi gli anziani che ne soffrono in Italia, è una tematica di cui si parla poco. In ospedale, la prevalenza media del fenomeno è del 22 per cento. Questa alterazione cognitiva, infatti, aviene soprattutto durante l’ospedalizzazione (in conseguenza di eventi quali infezione, intervento chirurgico, effetti avversi di farmaci) e nella gran parte dei casi colpisce persone con Alzheimer.
Cos’è il delirium?
«Il delirium può solitamente manifestarsi con uno stato confusionale acuto in una forma agitata, con ansia, iperattività o aggressività; ci riferiamo al cosiddetto delirium ipercinetico» ha specificato Loredana Locusta, Psicologa esperta in Neuropsicologia Clinica e responsabile del Centro Alzheimer di Villaggio Amico in occasione del convegno organizzato dalla Rsa di Saronno in occasione della Giornata mondiale dell’Alzheimer del 21 settembre).«Se, invece, abbiamo un rallentamento ideomotorio, dove prevale letargia e la persona appare soporosa, siamo dinanzi a un delirium ipocinetico». Questa seconda tipologia è quella meno riconosciuta dal personale sanitario, sia medico sia infermieristico, perché il paziente, essendo apparentemente calmo, non attira l’attenzione di un paziente con delirium ipercinetico.
Cause e incidenza
Secondo i dati raccolti in occasione del Delirium Day 2016, il delirium è significativamente più elevato (50% dei casi in più) in chi è già affetto da demenza prima del ricovero ospedaliero. I dati confermano il legame tra l’insorgenza di delirium e l’utilizzo di farmaci neurolettici (sia tipici che atipici), antidepressivi atipici, cateteri vescicali e spondine al letto. La mortalità dentro gli ospedali è stata pari al 9,98% nei soggetti affetti da delirium, contro poco più il 3% nei soggetti senza delirium.
Le conseguenze sul declino cognitivo
Nonostante sia considerato un fenomeno transitorio che si risolve in pochi giorni o settimane, il delirium può anche avere effetti negativi a lungo termine, risultando in un deficit cognitivo e funzionale persistente. A valutare questo effetto, uno studio del 2009 pubblicato su Neurology condotto su una popolazione di 408 pazienti con Alzheimer, di cui 72 avevano sviluppato delirium durante il periodo di osservazione di 18 mesi. I risultati hanno dimostrato che il declino cognitivo è di tre volte superiore nei pazienti che hanno sviluppato delirium, rispetto a quelli che non l’hanno mai sviluppato, anche dopo avere escluso l’effetto confondente di fattori quali l’età più anziana, il sesso maschile, la bassa scolarità e la maggiore comorbilità dei pazienti con delirium.
Prevenire il delirium potrebbe aiutare
Lo studio, pur avendo un periodo di follow-up relativamente breve che non consente di stabilire la persistenza dell’accelerato declino cognitivo, suggerisce la necessità di futuri studi di intervento volti a stabilire se la prevenzione del delirium possa migliorare o ritardare il declino cognitivo nei pazienti con Alzheimer.
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