Arrivano ottime notizie dalla Francia: il coronavirus che provoca Covid-19 non riesce a sopravvivere nell’acqua di mare. A metà del mese di aprile l’istituto di ricerca marina francese, Ifremer, ha prelevato dei campioni di acque di mare e di molluschi per verificare se contenessero tracce del coronavirus. Contestualmente il gruppo di studio ha messo sotto osservazione anche le acque reflue, che contengono scarti umani con feci e urina. Questa analisi è cruciale perché spesso gli scarichi finiscono direttamente in mare. Diventa quindi ancora più importante il trattamento delle acque reflue negli impianti di depurazione. I risultati della ricerca parlano chiaro: il coronavirus non sopravvive in mare. La notizia è ottima anche in previsione della partenza della stagione estiva. I ricercatori hanno però rinvenuto tracce del virus nelle acque reflue, soprattutto nelle zone più colpite dalla pandemia.
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Il coronavirus non sopravvive in mare anche se gli scarichi finiscono in acqua aperta
Il discorso è molto importante, perché sappiamo che il coronavirus si trova anche nelle feci e nelle urine umane. La conferma della loro contagiosità è arrivata anche dall’Istituto Superiore di Sanità che ha sottolineato come in linea teorica possa avvenire la trasmissione della malattia anche in modo oro-fecale. La considerazione è tutt’altro che banale soprattutto in considerazione dei bagni pubblici. Sappiamo infatti che lo sciacquone del water produce aerosol ogni volta che viene azionato. Ecco perché è sempre importante chiudere l’asse del water prima di tirare l’acqua.
In corso in Lombardia l’analisi delle acque reflue di 10 città
L’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri ha avviato un progetto per cercare il coronavirus nelle acque nere di Milano di altre nove città lombarde. Il centro di ricerca fa da anni studi di questo tipo per cercare tracce di droga nelle acque di scarico per capire il consumo di sostanze stupefacenti. I primi risultati dovrebbero arrivare nelle prossime settimane.
Il coronavirus non sopravvive in mare: la ricerca francese
Il team, guidato dal virologo Soizick Le Guyader, ha analizzato i campioni di acque reflue che contengono anche rifiuti umani. In Francia l’analisi di campioni di acque reflue di regioni molto colpite dalla pandemia di Covid-19 come ad esempio la zona di Parigi, hanno rivelato la presenza del genoma del SARS-CoV-2 con quantità correlate al numero di persone ospedalizzate. I ricercatori hanno analizzato anche acque reflue di altre regioni. Ora si attende la pubblicazione dei risultati.
Nessuna traccia di coronavirus neanche nei molluschi
I molluschi analizzati invece sono stati scelti in modo da coprire tutta la produzione francese. I siti di prelievo sono stati selezioni secondo la loro esposizione alle fonti di contaminazione fecale di origine umana. Tre siti sono stati scelti in Normandia, 8 in Bretagna, altri 8 nell’Oceano Atlantico e 3 nel Mediterraneo.
L’analisi di 21 campioni di molluschi ha trovato che sei avevano tracce di norovirus, un virus che si trova facilmente nelle feci umani e che provoca gastroenteriti, ma nessuno aveva tracce di coronavirus.
I campioni di acqua marina prelevati vicino a scarichi umani sono stati prelevati in diversi punti delle coste francesi. Anche in questo caso i ricercatori non hanno trovato alcuna traccia del coronavirus.
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