Passata la grande paura, a mesi di distanza dall’ictus, può essere forte la tentazione di smettere le statine prescritte dal medico per abbassare il colesterolo “cattivo” che occlude le arterie. Farlo, però, può rivelarsi una mossa davvero molto pericolosa: interrompere la terapia farmacologica nei mesi successivi all’ischemia cerebrale aumenta del 42% la probabilità di avere una recidiva, incrementando il rischio di ricovero e perfino di morte. Lo dimostra uno studio condotto a Taiwan e pubblicato sul Journal of the American Heart Association.
Lo studio
I ricercatori hanno preso in esame quasi l’intera popolazione di Taiwan, focalizzandosi su oltre 45.000 persone che tra il 2001 e il 2012 sono state colpite da un ictus ischemico (causato dal mancato afflusso di sangue ad un’area del cervello) e che nei tre mesi successivi alle dimissioni dall’ospedale hanno ricevuto la prescrizione di una statina. Tra il terzo e il sesto mese dall’ictus, il 7% di questi pazienti ha ridotto il dosaggio del farmaco, mentre il 18,5% ha interrotto la terapia.
I risultati
Dopo aver seguito la loro evoluzione clinica nell’arco di un anno, i ricercatori hanno scoperto che l’interruzione delle statine aumenta del 42% il rischio di recidiva e del 37% il rischio di morte per ogni causa. Al contrario, i pazienti che proseguono la terapia con le statine a basso dosaggio non registrano alcun aumento del rischio.
Terapia a vita
«Sulla base di questi dati ottenuti su un vasto campione di pazienti che vivono nel mondo reale – spiegano i ricercatori – crediamo che le statine dovrebbero essere una terapia da prendere a vita per quei pazienti colpiti da ictus ischemico in cui è necessario ricorrere alle statine per ridurre i livelli di colesterolo. Interrompere il trattamento dovrebbe essere fortemente sconsigliato in ogni fase della malattia, acuta o cronica. Passare ad una terapia a basso dosaggio potrebbe essere una valida opzione per quei pazienti che non tollerano dosi moderate o elevate».
Elisa Buson
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