Aprire una scatoletta di tonno, versarsi un bicchiere d’acqua: anche i gesti quotidiani più banali possono diventare un’impresa, per quei pazienti colpiti da ictus cerebrale che si ritrovano con una mano paralizzata. Per aiutarli, i ricercatori dell’Università di Siena hanno messo a punto un “sesto dito” robotico, che compensa la mobilità perduta permettendo la presa degli oggetti.
La protesi indossabile, sviluppata presso il Siena Robotics and Systems Lab (Sirslab) dell’ateneo, è stata recentemente premiata anche alla conferenza internazionale “Ieee Haptics Symposium 2016” di Philadelphia, dove si sono riuniti i più grandi esperti mondiali delle tecnologie per le interazioni uomo-computer.
«Il sesto dito robotico – spiega Domenico Prattichizzo, docente di robotica e automazione all’Università di Siena – ha una struttura flessibile, che garantisce l’adattamento alla forma degli oggetti durante la presa. Il dispositivo è dotato di un meccanismo sulla base che permette all’utilizzatore di ruotarlo e riporlo come un bracciale attorno al polso, per poi poterlo facilmente riutilizzare all’occorrenza».
La protesi viene indossata sull’avambraccio tramite una fascia elastica, che permette di posizionarla a seconda delle esigenze del paziente. «Il sesto dito e la mano colpita da paresi lavorano insieme per afferrare un oggetto, come se fossero le due parti di una pinza», precisa Prattichizzo. L’aggiunta di un’interfaccia tattile, chiamata “hiRing”, permette di controllare il sesto dito robotico e di adattare sull’utilizzatore vari tipi di feedback tattile durante la presa di un oggetto.
Test hanno mostrato che il paziente riesce a portare a termine dei semplici compiti, come aprire una bottiglia o versare dell’aqcua, senza aver bisogno di alcun tipo di supporto da parte del personale tecnico.
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