Un dispositivo che stimola il cervello migliora le capacità di imparare a vedere di nuovo nelle persone che hanno parzialmente perso la vista in seguito a un ictus o a un trauma cranico.
La notizia arriva da uno studio svolto da un team internazionale composto da ricercatori italiani e statunitensi. Del gruppo fanno parte Lorella Battelli dell’Istituto italiano di tecnologia (Iit), assistente alla Harvard Medical School e Florian Herpich, giovane ricercatore dell’Iit.
Gli scienziati hanno testato diverse tecniche di stimolazione cerebrale per verificare se ce ne fosse qualcuna capace di rendere più veloce il processo di allenamento di un cervello ferito.
Gli effetti migliori sono arrivati dalla stimolazione transcranica a rumore casuale (tRNS, dall’inglese transcranial random noise stimulation). Manda segnali elettrici alle parti danneggiate del cervello, migliorando la situazione.
Entro 10 giorni i risultati dei test fatti sui partecipanti erano raddoppiati e i progressi erano rimasti identici anche sei mesi dopo.
Negli ultimi anni sempre più studi si sono concentrati sui dispositivi neurologici o neurodevice.
La ricerca
Il team di esperti ha analizzato i dati di un gruppo di persone sane dopo averli sottoposti a un test visivo. Questo ha permesso di stabilire la media di chi non ha problemi di vista.
Lo stesso test è stato fatto ripetere dopo aver usato un neurodevice.
I risultati
I risultati hanno evidenziato che il tRNS ha migliorato le capacità di memorizzazione e di apprendimento.
Successivamente il test è stato ripetuto su pazienti che avevano problemi di vista dopo aver avuto un ictus o un trauma cranico. Tra loro già dopo dieci giorni di stimolazione si sono visti miglioramenti interessanti. «Un miglioramento così veloce non si era mai visto in pazienti di questo tipo» hanno fatto sapere i ricercatori.
Il limite di questo studio è che il neurodevice funziona, ma non sappiamo perché funziona. Sembra che il tRNS metta il cervello in una situazione più plastica, che rende più semplice apprendere e allenarsi. Ora il prossimo passo è proprio capire i motivi che stanno dietro a questa ricerca.
Il parere dell’esperto
«Quello che è fortemente positivo di questa terapia è la brevità dell’allenamento» ha spiegato Lorella Battelli. «Quando si lavora con pazienti che hanno avuto un ictus – ha aggiunto – è un grande vantaggio far vedere loro progressi in modo veloce».
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