Sono diversi i rimedi naturali per l’ipertrofia. L’aumento di volume della prostata, noto col nome di ipertrofia prostatica benigna (prostata ingrossata), è dovuto a una crescita delle cellule che costituiscono questa ghiandola indispensabile alla produzione del liquido spermatico. Ne è affetto l’80% degli uomini oltre i 55 anni, anche se non tutti soffrono di quelli che sono i sintomi principali: frequente stimolo a urinare e minzione difficile. In natura esistono delle piante che possono aiutare chi soffre di ipertrofia prostatica.
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Rimedi naturali per l’ipertrofia prostatica: quali sono le piante utili?
L’estratto lipidico-sterolico ottento dai semi di serenoa repens, conosciuta anche come palma nana, si è dimostrato efficace nel ridurre i sintomi dell’ipertrofia prostatica in diversi studi scientifici. La sua azione è antiandrogenica. In pratica impedisce l’azione degli ormoni androgeni che sono quelli che inducono l’ingrossamento e l’infiammazione della ghiandola. Puoi comprare la serenoa repens in erboristeria e in farmacia sotto forma di capsule. I dosaggi vanno stabiliti dal medico, ma in genere puoi usare 320 mg di estratto lipidico-sterolico una o due volte al giorno dopo i pasti. Il trattamento è prolungato e dura, in genere, almeno sei mesi.
Anche la radice di ortica ha un’azione simile alla serenoa, pur se meno intensa. Contiene anche lecitine che inibiscono i fattori di crescita delle cellule epiteliali e quindi agisce sull’ipertrofia prostatica in base a due meccanismi diversi. Funziona però solo nelle forme iniziali della malattia. Puoi prenderne tra i 600-1.200 mg al giorno, anche in questo caso per periodi non inferiori a sei mesi.
Infine la corteccia di pygeum contiene fitosteroli, acidi grassi e saponine a effetto antinfiammatorio. È efficace nelle forme iniziali del disturbo, specie se associato a prostatite (infiammazione della ghiandola). Lo puoi assumere in forma di estratto cloroformico alla dose di 100-200 mg al giorno per due mesi circa.
Le controindicazioni
In rari casi la serenoa repens provoca nausea. Il meccanismo d’azione ormonale è simile a quello del farmaco di sintesi più usato, la finasteride. In alcuni studi però ha dimostrato una minore incidenza di disturbi erettili, che sono un comune effetto collaterale delle terapie antiandrogeniche. Tutti i fitoterapici per la prostata ingrossata non vanno mai assunti insieme a piante o prodotti diuretici.
Quando rivolgersi al medico?
Nessun farmaco, anche naturale, con azione ormonale, può essere assunto senza controllo medico. Quindi in caso di ipertrofia prostatica devi per forza affidarti a uno specialista (urologo o andrologo). Molto importante è la diagnosi differenziale tra ipertrofia prostatica benigna (quella da cui sono affetti la maggior parte degli over 60) e carcinoma della prostata.
L’esame usato per fare le diagnosi di cancro della prostata, l’antigene prostatico specifico o Psa, non distingue una forma dall’altra, anche se per l’uomo fa una bella differenza. Per questo il Psa è sconsigliato come screening, anche se molti medici continuano a prescriverlo. È invece utile in caso di sintomi fastidiosi per fare una prima valutazione della situazione. Sarà il medico a decidere se serve un’ecografia ed, eventualmente, anche una biopsia.
Per la diagnosi meglio la risonanza magnetica
Per essere sicuri l’esame più indicato è la risonanza magnetica. In questo modo si può comprendere meglio se siamo in presenza di un tumore della prostata o di ipertrofia prostatica benigna. Per poter essere sicuri, spesso gli esperti richiedono anche le biopsie sistematiche. I vantaggi di questa biopsia sono relativi al fatto che, se svolta insieme alla risonanza magnetica, danno prove significative sulla presenza o meno di un carcinoma alla prostata.
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