Salute

Gli esami che ti dicono davvero come stai

Una persona su tre si sottopone a controlli solo se avverte sintomi, mentre il 25% pensa di non averne bisogno. Eppure ce ne sono alcuni, sottovalutati, fondamentali per la nostra salute

Ogni anno milioni di italiani si sottopongono agli esami del sangue di routine: glicemia, colesterolo, trigliceridi e poco più. Esami importanti, certo, ma non sempre sufficienti a fornire un quadro completo dello stato di salute. Al contrario, esistono esami meno noti, spesso ignorati o non prescritti, ma che possono rivelare molto – anche in persone che si considerano perfettamente sane. Conoscerli può fare la differenza tra scoprire una patologia in tempo o troppo tardi.

Gli italiani e la prevenzione: poca cultura, pochi controlli

Nonostante l’informazione sia sempre più accessibile, la cultura della prevenzione stenta ancora a prendere piede nel nostro Paese. Secondo i dati dell’Osservatorio Sanità 2023 condotto da UniSalute in collaborazione con Nomisma, solo il 41% degli italiani si sottopone regolarmente a controlli medici. L’esame più comune è il prelievo ematico, effettuato da 3 italiani su 4 (75%) nell’ultimo anno. Ma il problema è il tipo di esami richiesti: quasi sempre si tratta dei soliti indicatori. Una persona su tre si sottopone a controlli solo se avverte sintomi (29%), mentre il 25% pensa di non averne bisogno. In Europa, l’Italia si colloca al decimo posto per spesa pro-capite destinata a test ed esami diagnostici, con appena 193 euro l’anno.

Un nuovo approccio alla salute: i 5 esami da non sottovalutare

Secondo GS LOFT, centro di biohacking coaching fondato da Giacomo Spazzini, la medicina del futuro passa per la prevenzione attiva e personalizzata. Nei suoi percorsi, GS LOFT include una serie di esami che spesso non vengono richiesti nei check-up standard, ma che possono rivelare alterazioni silenziose e potenzialmente pericolose. Ecco, uno per uno, i cinque esami da conoscere per prendersi davvero cura di sé.

  1. Lipoproteina A (Lp(a)): il rischio nascosto per il cuore

È una lipoproteina geneticamente determinata che può contribuire alla formazione di placche aterosclerotiche. Un valore sopra i 50 mg/dL è associato a un aumentato rischio di infarto, ictus e trombosi. Non esistono terapie specifiche per abbassarla, ma si può ridurre il rischio cardiovascolare con alimentazione equilibrata, riduzione del colesterolo LDL e gestione dello stress. Questo esame è particolarmente utile per chi ha familiarità con malattie cardiache.

  1. HOMA Index: il segnale precoce della resistenza insulinica

L’HOMA Index è uno strumento per valutare la sensibilità all’insulina. Un valore superiore a 2,5 indica una possibile resistenza insulinica, che può portare a diabete di tipo 2, obesità viscerale e malattie cardiovascolari. Modificare la dieta, ridurre i carboidrati raffinati, fare esercizio fisico e dormire bene sono le chiavi per invertire la rotta. Questo esame è essenziale per chi tende ad aumentare di peso facilmente, ha uno stile di vita sedentario o presenta familiarità con il diabete.

  1. Emoglobina Glicata (HbA1c): lo storico della tua glicemia

Rispetto alla glicemia a digiuno, l’Emoglobina Glicata offre una media dei livelli di zucchero nel sangue negli ultimi 2-3 mesi. Anche in presenza di glicemia nella norma, un valore di HbA1c compreso tra 5,7% e 6,4% può indicare prediabete o insulino-resistenza. Si consiglia di monitorarla una volta l’anno, anche in assenza di sintomi, se si è in sovrappeso, sedentari o con familiarità per diabete. Una dieta bilanciata e lo sport possono migliorare significativamente questo parametro.

  1. Omocisteina: un indicatore per cuore e cervello

L’Omocisteina è un amminoacido che, se presente in quantità elevate, aumenta il rischio di patologie cardiovascolari e neurologiche, inclusi ictus, infarto, demenza e declino cognitivo. Il suo valore può salire in presenza di carenze di vitamine B6, B9 (acido folico) e B12, oltre che per via di fumo e alcol. È quindi fondamentale seguire un’alimentazione ricca di verdure a foglia verde, legumi, frutta, carne, uova e pesce.

  1. Proteina C Reattiva ad alta sensibilità (PCR-hs): l’infiammazione che non si vede

La PCR-hs è un marker dell’infiammazione sistemica, spesso cronica e silenziosa. Un valore superiore a 3 mg/L segnala un alto rischio di malattie cardiovascolari, autoimmuni e metaboliche. Per mantenerla sotto controllo, è utile seguire una dieta antinfiammatoria (legumi, omega-3, frutti di bosco), praticare attività fisica regolare, dormire bene ed eventualmente ridurre il peso corporeo se si è in sovrappeso. Anche tecniche di mindfulness e gestione dello stress possono contribuire in modo decisivo.

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Simona Cortopassi

Classe 1980, è una giornalista iscritta all’Ordine regionale della Lombardia. Toscana d’origine, vive a Milano e collabora per testate nazionali, cartacee e web, scrivendo in particolare di salute e alimentazione. Ha un blog dedicato al mondo del sonno (www.thegoodnighter.com) che ha il fine di portare consapevolezza sull’insonnia.
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