Una persona su due in Italia è colpita da mal di testa. E il rapporto aumenta fino a tre su quattro se la fascia di età considerata è quella tra i 18 e i 65 anni. Numeri importanti, anche ai tempi del coronavirus. Perciò dal 9 fino al 15 maggio sulla pagina Facebook “Giornata nazionale del mal di testa” (la trovate con questo nome) sarà possibile partecipare a delle dirette quotidiane con gli esperti delle tre società scientifiche di riferimento (SIN, SISC e ANIRCEF) per fare domande e ricevere consigli sulla gestione di cefalee ed emicranie. I medici spiegheranno anche quali fattori scatenanti evitare durante la quarantena e come gestire eventuali cefalee nei bambini.
In questo articolo
Emicrania: attenzione all’abuso di analgesici
«In Italia l’emicrania colpisce circa 6 milioni di persone, ossia il 12% della popolazione» dichiara Gioacchino Tedeschi, presidente della Società Italiana di Neurologia. «Vogliamo colmare il bisogno di informazione legato a questa patologia per la quale una diagnosi precoce può davvero impattare positivamente sull’evoluzione della malattia. Evita importanti conseguenze quali la cronicizzazione del disturbo e l’abuso di farmaci. Iniziative come la Giornata del Mal di Testa servono a informare il paziente. Per renderlo consapevole delle azioni da intraprendere per contrastare la malattia e non rimanerne schiacciato».
Leggi anche: L’ipertensione o pressione alta
Le nuove terapie
Le cure infatti ci sono. E sempre migliori per l’impatto che hanno sulla qualità della vita dei pazienti, in gran parte donne. Le ultime novità riguardano le terapie a base di anticorpi monoclonali che, spiega Pierangelo Geppetti, presidente della Società Italiana per lo Studio delle Cefalee, «stanno facendo registrare importanti miglioramenti nella pratica clinica del trattamento dell’emicrania riducendo il numero di attacchi in generale. E risultando efficaci anche nelle forme più gravi come l’emicrania cronica e quella resistente ad altri farmaci usati in precedenza. Questi progressi sono stati possibili grazie alla scoperta del meccanismo da cui si genera il dolore emicranico».
Anticorpi monoclonali: pochissimi effetti collaterali
Il loro punto di forza sono gli scarsissimi effetti collaterali. «Hanno un ottimo profilo di sicurezza: negli studi clinici i loro effetti collaterali sono stati sovrapponibili a quelli prodotti dal placebo e nella pratica clinica sono molto ben tollerati».
Cefalea come malattia sociale
Presto si spera nel riconoscimento della cefalea come malattia sociale. Il disegno di legge per far sì che le forme più gravi di mal di testa vengano inserite nella categoria delle “patologie sociali” è in iter legislativo. Cosa cambierà per i pazienti se arriverà l’ufficialità? «Quando diamo indicazioni a un paziente riguardo al suo lavoro, ad esempio evitare un turno di notte perché può aggravare la cefalea, spesso le nostre raccomandazioni cadono nel vuoto perché non abbiano una normativa di supporto» sottolinea Geppetti. «Se il disturbo verrà riconosciuto come malattia sociale avremmo una base più solida su cui fondare le nostre raccomandazioni e i datori di lavoro potrebbero essere più comprensibili».
Un dolore poco “dimostrabile”
Anche perché un altro grande problema di cefalee ed emicranie è la mancanza di “prove” tangibili. Significa che «i pazienti soffrono molto, ma non c’è una risonanza magnetica, TAC, esame del sangue che lo può dimostrare oggettivamente. Perché si tratta di un dolore che nasce a livello molecolare e microscopico». Perciò è importante che le cefalee siano riconosciute come malattia sociale: altrimenti chi ne soffre, ne soffre due volte.
Leggi anche…
None found