Uomini e donne sono due mondi diversi anche per quanto riguarda i farmaci. Uso, risposta ed eventi avversi dipendono infatti dal genere. Tra i due, l’universo femminile è quello maggiormente esposto al rischio di effetti collaterali, eppure per anni la ricerca scientifica non ne ha tenuto conto. Ne abbiamo parlato con Flavia Valtorta, preside della Facoltà di Medicina e chirurgia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, che ha tenuto un webinar dal titolo Differenze di genere nella risposta ai farmaci: gli effetti collaterali preferiscono le donne.
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Prassi e standardizzazione
Fino a poco tempo fa, per prassi e standardizzazione, i test dei medicinali si effettuavano solo su individui di sesso maschile. «Eventuali differenze nella risposta ai farmaci emergevano solo dopo la messa in commercio del farmaco», spiega Valtorta. «Si presupponeva quindi che le donne fossero esattamente sovrapponibili agli uomini come fisiologia, cosa che invece non è». Solo dopo la legge Lorenzin del 2018 in Italia si è iniziato a sperimentare e studiare tutti i nuovi farmaci anche su gruppi di donne. Inoltre, «i dosaggi consigliati sono standardizzati su un uomo di 70 chili, dosaggio che non tiene conto del fatto che mediamente le donne pesano meno e degli innumerevoli fattori che riguardano l’universo femminile».
Le variabili nell’universo femminile
Oltre al peso corporeo, molte sono le variabili che possono influenzare lo stato di salute femminile tra cui l’età dello sviluppo, la menopausa, insieme alle abitudini e lo stile di vita. «Le donne sono molto propense a utilizzare integratori o farmaci naturali. Questi farmaci vanno metabolizzati dall’organismo e possono andare ad interferire con gli effetti dei farmaci prescritti dal medico» continua la professoressa. E la metabolizzazione dei farmaci ha meccanismi differenti in base al sesso. L’esperta precisa che «le donne metabolizzano più lentamente rispetto all’uomo, il che significa che l’uso dello stesso dosaggio di farmaco tende ad accumularsi di più nella donna perché eliminato più lentamente. Di conseguenza la frequenza di effetti collaterali è più alta».
Genere e patologie
Anche l’incidenza delle patologie dipende dal genere. «In generale la depressione nelle donne è 2 o 3 volte più comune rispetto agli uomini, mentre è opinione comune che le malattie cardiache siano più frequenti nell’uomo fino a una certa età. In realtà però le donne dopo la menopausa sono esposte tanto quanto gli uomini, perché la protezione è data soprattutto dagli estrogeni». Nel concludere, Valtorta spiega che le differenze sono sì legate al sesso e a fattori biologici, ma possono dipendere anche da comportamenti culturali. «Ad esempio, il tumore al polmone è più frequente negli uomini ma perché fino a poco tempo fa gli uomini fumavano molto più delle donne. Ora che il fumo è frequente tanto nelle donne quanto negli uomini, si è vista una riduzione di questa differenza di genere, perché questa è appunto legata più che altro a un’abitudine di vita».