Con il termine “gastrite” s’identificano una serie di disturbi, legati al sistema gastrico e digestivo, che possono avere cause e sintomi diversi tra loro. Abbiamo approfondito l’argomento con Fabio Pace. È esperto in terapia del reflusso gastroesofageo e primario di gastroenterologia ed endoscopia digestiva all’ospedale Bolognini di Seriate in provincia di Bergamo (puoi chiedergli un consulto qui).
In questo articolo
Che cos’è la gastrite?
Il termine “gastrite” è uno dei più abusati in medicina e in gastroenterologia, con un significato diverso per il paziente, l’endoscopista, il medico di base e l’anatomopatologo. Gastrite è un termine comunemente usato dal paziente per indicare sintomi gastroenterici generici, come la sazietà precoce oppure il dolore/fastidio epigastrico. Quindi il paziente ci riferisce di “avere la gastrite” intendendo che ha digerito male, o che soffre di un problema di dolore all’epigastrio oppure dietro lo sterno. Dal punto di vista più scientifico, gastrite, come tutti i vocaboli che terminano in “ite”, si riferisce a uno stato infiammatorio, in questo caso della mucosa gastrica.
Quali sono le cause che determinano la gastrite?
La gastrite B o ambientale ha cause infettive, cioè è legata all’infezione gastrica da Helicobacter Pylori.
Nella gastrite A o autoimmune gli anticorpi attaccano i costituenti delle cellule della mucosa, fino a una totale scomparsa delle strutture cellulari che producono l’acido. Questo porta a ipocloridria, cioè una riduzione della produzione di acido o l’acloridria, la totale assenza di acido.
Epidemiologicamente, il problema più comune è rappresentato dalla malattia da reflusso, i cui sintomi tipici sono la pirosi retro-sternale e il rigurgito.
I nostri pazienti usano ancora un termine desueto, gastrite “nervosa”, per indicare una forma di dispepsia funzionale, caratterizzata da digestione laboriosa e alla sazietà precoce (dispepsia da alterazione della motilità gastrica), e che si può accentuare a causa di stress psicologico.
Come si arriva alla diagnosi?
Il primo passo da compiere per arrivare a una diagnosi è l’identificazione chiara della sintomatologia del paziente. Si ricorre quindi agli esami di laboratorio o endoscopici, soltanto in presenza di sintomi di allarme.
L’endoscopia dovrebbe essere consigliata solo nei soggetti al di sopra dei 50 anni di età, che abbiano una recente insorgenza di sintomi, o in presenza di sintomi notturni, o infine che presentino dolore o anemia. Viceversa l’endoscopia non è appropriata nei pazienti che soffrono di reflusso o di dispepsia funzionale, perché quasi mai si evidenzia un corrispettivo anatomico-endoscopico, e l’esame risulta nella maggior parte dei casi perfettamente normale.
Infatti, la definizione solo endoscopica di gastrite è difficile se non nei casi più severi. A rilevarla con sicurezza è l’anatomopatologo, sulla base della biopsia che gli fornisce l’endoscopista, che rivelerà anche di quale tipologia si tratta. Una gastrite superficiale, in genere iniziale, oppure profonda o addirittura associata ad atrofia, cioè alla completa scomparsa delle strutture ghiandolari annesse alla mucosa.
Quanto contano gli stili di vita nello sviluppo e nella cura della gastrite?
Se prendiamo in considerazione la sintomatologia da reflusso, lo stile di vita e la dieta sono fondamentali. I fenomeni caratteristici di questo disturbo sono un ritardato svuotamento dello stomaco e un reflusso del contenuto dello stomaco nell’esofago per una inefficienza della valvola esofago-gastrica, o sfintere esofageo inferiore. Entrambi i fenomeni s’intensificano dopo pasti ricchi di grassi, di bevande gasate e di super alcolici. I fumatori sono tra i soggetti più a rischio, così come i pazienti che seguono una dieta non equilibrata e lontana dal canone mediterraneo.
Si può guarire?
In realtà la gastrite è un disturbo cronico, che richiede un’attenzione particolare agli stili di vita e ai fattori ambientali che possono peggiorare la patologia.
In caso di sovrappeso od obesità il consiglio è di seguire una dieta equilibrata e corretta, ricca di frutta e verdura, di abolire il fumo, le bevande alcoliche, gasate e zuccherate. Uno stile di vita corretto rappresenta nel lungo periodo un alleato indispensabile nel controllo della gastrite.
La terapia
La terapia dovrà essere adeguata al sintomo dominante: reflusso gastro-esofageo, di sazietà precoce e dolore/fastidio epigastrico. Nei casi positivi all’Helicobacter può essere suggerita una terapia antibiotica eradicante. In molti casi (ma non sempre) possono essere usati farmaci che riducono la secrezione acida gastrica o che migliorano la motilità esofago-gastrica (procinetici).
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