Sono positivi i risultati della prima sperimentazione sull’uomo del bypass biologico messo a punto per ridare ossigeno al cuore “soffocato” dalle coronarie malate: si basa su un’innovativa terapia genica che attraverso un unico intervento (facile quanto un’angioplastica) permette di infondere direttamente nel tessuto cardiaco sofferente un gene che promuove la formazione di nuovi vasi sanguigni migliorando la circolazione e l’apporto di nutrienti alle cellule.
I primi test sull’uomo
Sviluppato all’Università della Finlandia orientale, il bypass biologico è stato testato in collaborazione con l’ospedale universitario di Kuopio e il PET Centre della città di Turku, sempre in Finlandia. I risultati, pubblicati sullo European Heart Journal, dimostrano che l’intervento è sicuro e che la sua efficacia si mantiene per almeno un anno. Entro il 2018 partiranno ulteriori sperimentazioni che andranno ben oltre i confini finlandesi, coinvolgendo anche Danimarca, Gran Bretagna, Austria, Spagnia e Polonia.
Una terapia inedita
L’innovazione che caratterizza questa terapia è il trasferimento di un gene terapeutico, un nuovo fattore di crescita vascolare naturalmente presente nell’uomo, che ha dimostrato in studi precedenti di avere diversi effetti benefici sulla circolazione nel muscolo cardiaco. La sperimentazione sull’uomo ha permesso inoltre di sviluppare un metodo preciso ed efficace per infondere il gene direttamente nell’area del muscolo cardiaco colpita da deficit di ossigeno: utilizza un catetere personalizzato che, inserito a livello dell’inguine attraverso l’arteria femorale, viene fatto arrivare fino all’interno del ventricolo sinistro del cuore.
Un’opportunità per i pazienti più complessi
L’intervento è facile da eseguire come un’angioplastica, ed è adatto anche ai pazienti più anziani e a quelli che non possono sottoporsi alla tradizionale cardiochirurgia per il bypass.
Un trattamento su misura
Questa terapia rappresenta un importante passo avanti verso lo sviluppo di nuovi trattamenti biologici per pazienti affetti da gravi coronaropatie. I ricercatori finlandesi hanno perfino messo a punto un semplice esame del sangue che permette di individuare i pazienti che possono trarre maggiore beneficio dal trattamento.
Elisa Buson
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