Chi pensa che favorisca solo patologie cardiovascolari, respiratorie e oncologiche si sbaglia di grosso: il fumo danneggia anche le ossa. A confermarlo è una ricerca dell’Istituto Ixè, condotta per la Società italiana di ortopedia e traumatologia (Siot): stando all’indagine, infatti, l’89% degli specialisti ortopedici sostiene che il fumo di sigaretta provochi gravi danni anche al sistema muscolo-scheletrico.
In questo articolo
Gran parte degli italiani non conosce i danni del fumo sulle ossa
Ma se gli specialisti fanno fronte comune, la popolazione è ancora poco cosciente sui rischi del fumo sulle ossa. Secondo la ricerca Ixè, condotta contemporaneamente su un campione di oltre 800 cittadini fumatori e non fumatori, su circa 350 medici ortopedici e su un campione di circa 100 pazienti ortopedici, solo il 61% degli italiani conosce gli effetti negativi delle bionde a livello scheletrico. Percentuale, questa, che sale di un punto tra i pazienti ortopedici (62%) e di tre punti (64%) tra i fumatori. Si tratta di dati davvero poco incoraggianti, che forse trovano spiegazione anche nel fatto che solo il 33% degli specialisti presenta ai propri pazienti il consenso informato relativo anche alle complicanze da fumo. Insomma, si potrebbe fare di più per sensibilizzare maggiormente sia la categoria di specialisti sia i pazienti.
«Quando si parla di fumo, quello della salute delle ossa è un tema spesso troppo sottovalutato e ignorato dall’opinione pubblica. In alcuni casi, per fortuna una minoranza, anche dagli specialisti stessi. Ecco perché abbiamo voluto promuovere un’azione di sensibilizzazione per migliorare la consapevolezza tra i pazienti e individuare strategie diverse, mirate a ridurre gli effetti negativi del fumo sulla salute del sistema muscolo scheletrico» interviene Francesco Falez, past president Siot.
Fumo: ecco quali sono i danni sulle ossa
«Il fumo agisce sulla capacità delle cellule ossee, gli osteoblasti, di poter riprodursi adeguatamente. All’atto pratico questo influisce negativamente sulla densità e sulla qualità dell’osso e si traduce con un’aumentata percentuale di osteoporosi, sia negli uomini sia nelle donne» continua Falez.
«Questa condizione è responsabile di un incremento delle fratture da fragilità, in particolare dell’anca e della colonna vertebrale. Questa ridotta capacità cellulare causata dal fumo determina, soprattutto in età avanzata, un aumento di casi di pseudoartrosi, cioè fratture che non si consolidano se non previo atto chirurgico, e rallenta i processi di guarigione delle ferite chirurgiche per gli effetti antiangiogenetici della nicotina. Riduce anche il successo dei processi di osteointegrazione negli interventi di chirurgia protesica, aumenta la possibilità di infezioni superficiali e profonde dei tessuti molli e del tessuto osseo in tutti gli interventi chirurgici ortopedici. In caso di eventi traumatici, poi, ritarda la guarigione delle fratture impattando negativamente sui processi di fissazione dell’osso» spiega l’ortopedico.
Il decalogo della Siot con le strategie di contenimento dei danni
Alla luce dei dati presentati dalla ricerca Ixè sui rischi del fumo sulle ossa, la Siot ha stilato un decalogo con le possibili strategie di contenimento dei danni.
- Le abitudini al fumo del paziente vanno attentamente valutate durante il colloquio con l’ortopedico e risulta necessario che insieme quantifichino i rischi del fumo sul sistema muscolo-scheletrico
- Gli ortopedici devono essere in prima linea nell’informare i pazienti dei rischi e invitarli a smettere di fumare soprattutto in vista di un intervento chirurgico con l’adeguamento del consenso informato, per ridurre in modo significativo il rischio degli eventi avversi
- Prima di ogni intervento chirurgico programmato, l’ortopedico deve informare il paziente delle possibili complicanze post-operatorie
- Nella chirurgia protesica di anca e ginocchio, lo specialista dovrebbe consigliare al paziente di smettere di fumare entro 6 settimane dall’intervento per ridurre le complicanze e migliorare i tempi di recupero
- In chirurgia traumatologica, il paziente dovrebbe smettere di fumare almeno 24 ore prima per una migliore ossigenazione del sangue e non riprendere almeno per 6 settimane per evitare le complicanze
- Dopo un’attenta valutazione dell’abitudine al fumo del paziente che non riesce a smettere, l’ortopedico deve informare il paziente sulle possibili strategie alternative, come la possibilità di rivolgersi a un centro specializzato in terapia farmacologica e di supporto psicologico, o informarlo sulla disponibilità di prodotti alternativi senza combustione (come prodotti a tabacco riscaldato o e-cig). L’ortopedico dovrà continuare a seguire il paziente per comprendere se tali strategie siano risultate efficaci
- Risulta necessario impostare azioni di sensibilizzazione e informazione sulle possibili strategie utili a ridurre i rischi del fumo sul sistema muscolo-scheletrico.