Focus di Daniele Di Pauli (puoi chiedergli un consulto), psicoterapeuta, segretario scientifico del Comitato per i diritti delle persone affette da obesità (Cido).
Non resistere alle tentazioni, mangiare oltre la soglia di sazietà, svegliarsi in piena notte in preda agli attacchi di fame per finire gli avanzi, non sentirsi a proprio agio con il corpo, dipendere in qualche modo dal cibo quasi fosse una droga o una pillola antistress, è un disturbo del comportamento alimentare, una scorretta risposta del nostro cervello a stimoli esterni (ambientali) o interni (psicologici), comunemente detta fame nervosa o da stress. Più scientificamente: alimentazione emotiva.
Cause. Il cibo, oltre a fornire carburante al corpo, dà piacere, e questo, nei limiti, è assolutamente normale. Certe combinazioni di grassi e zuccheri agiscono sulle aree cerebrali del piacere e della ricompensa, stimolando soprattutto la dopamina, che è una sorta di droga naturale del cervello, dal potente effetto gratificante. La risonanza magnetica funzionale ha dimostrato che alcuni cibi vanno addirittura a stimolare le stesse aree cerebrali che si attivano nei consumatori di cocaina.
Una trappola mentale. Nelle persone che alternano fasi di dieta ferrea ad abbuffate fuori controllo, scatta il meccanismo del «tutto o niente»: lo strappo alla regola, il peccato di gola è vissuto come un tale fallimento che tutto diventa lecito. Così il cedere alla voglia di un piatto di pasta diventa cuocerne un pacco intero, con il quale riempirsi ben oltre lo stimolo della sazietà. Anche sapendo che poi si ci si sentirà male, sia fisicamente che psicologicamente, quando si entra nella questa trappola mentale della fame nervosa il fermarsi va al di là della propria forza di volontà. E tutto ricomincia con un senso di fallimento e sconfitta che peggiora solo la situazione, rendendo difficile combattere le fame da stress.
Rimedi. Quando il problema della fame emotiva si presenta tanto spesso da influenzare la qualità della vita e l’immagine che abbiamo di noi, si può provare con la psicoterapia cognitivo-comportamentale per trovare un rimedio alla fame nervosa. Il terapeuta insegnerà, tra le altre cose, a distinguere l’emozione (tristezza, stanchezza, arrabbiatura) dalla fame, e a mangiare solo quando l’esigenza è dettata dall’appetito reale. E non dal voler riempire, abbuffandosi, un vuoto emotivo. Importante, nella terapia, anche il supporto di un dietologo o di un dietista.
Daniele Di Pauli, psicoterapeuta
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